TSUYUKUSA (HIRAYAMA Hideyuki, 2022)
SONATINE CONTEMPORANEA
di Jacopo Barbero
Con Tsuyukusa (lett. “erba della rugiada”, nome giapponese della pianta commelina communis), il poliedrico regista Hirayama Hideyuki, ben noto in patria ma assai meno all’estero, si vota al feel-good movie romantico, dopo avere spaziato, nel corso della sua carriera più che trentennale, dall’horror (Haunted School, 1995) al dramma (Begging for Love, 1998) al jidaigeki (Sword of Desperation, 2010).
Fumi, una donna di mezza età che ha perso il proprio figlio in un tragico incidente ferroviario a Tokyo, conduce una pacifica e malinconica esistenza in una cittadina giapponese sul mare, dove sta lentamente superando una dipendenza dall’alcol. Divide il suo tempo tra il lavoro in uno stabilimento tessile e la partecipazione a un gruppo di riabilitazione e ama prendersi cura di Kohei, il giovane figlio dei suoi vicini di casa, nonché suo migliore amico. Una notte, mentre la donna guida verso casa, un frammento di meteorite caduto dal cielo colpisce la sua automobile – un fenomeno la cui probabilità è di uno su cento milioni. Questo raro evento porta Fumi a decidere di imporre una svolta alla propria esistenza e proprio allora incontra Gorō, un timido dentista che ama fare musica utilizzando le foglie di “tsuyukusa” come strumento. Insieme, Fumi e Gorō riscoprono la gioia della vita.
Hirayama e il suo sceneggiatore Abe Teruo abbracciano con tono lieve un topos molto frequentato dal cinema giapponese contemporaneo: la malinconica esistenza post-traumatica di personaggi in cerca di un nuovo equilibrio nella propria vita – si pensi solo al premiatissimo Drive My Car (2021) di Hamaguchi. I protagonisti di Tsuyukusa non vivono in solitudine, ma faticano a stabilire un contatto umano che vada oltre la superficialità delle interazioni quotidiane e contemplano passivamente la deriva delle proprie esistenze insoddisfatte. Ma il provvidenziale episodio del meteorite spinge Fumi e l’universo umano che la circonda a prendere nuovamente in mano le redini del proprio mondo e a godere dei piccoli gustosi momenti della vita: dal piacere del buon cibo consumato in compagnia al quieto romanticismo di un bacio scambiato al buio, fino ai momenti condivisi con il piccolo Kohei che – con la sua debordante vivacità, già immalinconita dai primi turbamenti sentimentali – insegna a Fumi e a Gorō ad abbordare la vita “dal basso” ancora una volta.
Il film forse pecca, qua e là, per qualche metafora un poco semplicistica: dal mal di denti di Fumi curato dall’amante/dentista alla visione del tuffo di una balena che fa da contrappunto al balzo vitalistico di Fumi nel finale, in cui si cita esplicitamente il cult istantaneo Un altro giro (2020) di Thomas Vinterberg, altro film in cui i problemi con l’alcol non mancano. Ma Tsuyukusa, nonostante qualche ingenuità, resta una storia d’amore maturo tenera e delicata, che trova la propria forza maggiore nei propri sensibili interpreti principali – una dolce Kobayashi Satomi nel ruolo di Fumi e un sorridente Matsushige Yutaka che, nella parte dell’introverso Gorō, sveste gli abituali panni dello yakuza.
Titolo originale: ツユクサ (Tsuyukusa); regia: Hirayama Hideyuki; sceneggiatura: Abe Teruo; fotografia: Ishii Koichi; musica: Yasukawa Gorō; scenografia: Nakazawa Katsumi; interpreti: Kobayashi Satomi (Igarashi Fumi), Matsushige Yutaka (Shinoda Gorō), Hiraiwa Kami (Kushimoto Naoko), Saito Taiyo (Kushimoto Kohei), Eguchi Noriko (Kikuchi Taeko), Shibukawa Kiyohiko (Kushimoto Sadao), Izumiya Shigeru (ristoratore), Bengal (Teshigahara, il manager dello stabilimento tessile), Togetsuan Hakushu (Kikushima Junichiro), Takigawa Risho (Shiota Kinzo); durata: 95’; anno di produzione: 2022; uscita giapponese: 29 aprile 2022.