INIZIO D’ESTATE (Bakushū, OZU Yasujirō, 1951)
SPECIALE OZU YASUJIRŌ
di Claudia Bertolé
Inizio d’estate, conosciuto anche come Il tempo del raccolto del grano, è un film di Ozu del 1951. È il secondo della cosiddetta “trilogia di Noriko”, insieme a Tarda primavera (1949) e Viaggio a Tokyo (1953), ed è la seconda collaborazione di Ozu con Hara Setsuko, l’attrice che in sei film, dal 1949 al 1961, sarà uno dei volti ricorrenti dei personaggi del cineasta. Anche in questo film, così come era avvenuto in Tarda primavera, la riflessione del regista sulla disgregazione della famiglia tradizionale nel Dopoguerra si arricchisce dell’ambiguità carica di mistero del personaggio di Noriko interpretato da Hara Setsuko.
Nella grande casa vive tutta la famiglia Mamiya, composta dai nonni, dai figli Kōichi e Noriko, dalla moglie di lui Fumiko e dai due nipoti Minoru e Isamu. Noriko ha ventotto anni e non è ancora sposata, circostanza che provoca non poca ansia ai suoi familiari, anche all’anziano zio venuto in visita dalla campagna. La ragazza, che lavora come segretaria, nel frattempo riceve dal proprio capo la proposta di sposarsi con un suo conoscente, di parecchi anni più grande di lei. Noriko prende tempo, continua a uscire con le amiche, con Aya in particolare, single come lei, fino a quando, improvvisamente e inaspettatamente, decide di accettare la proposta della madre di Yabe Kenkichi, un medico come Kōichi, che sta per essere trasferito al nord. La decisione della ragazza rende perplessi i membri della famiglia, anche perché Yabe ha già una figlia piccola. Noriko però non cambia idea. Dopo il suo matrimonio e il trasferimento ad Akita i genitori anziani si ritirano a vivere con lo zio.
Fin dall’apertura la casa, scenario principale delle dinamiche familiari, appare come un gioco di scatole-gabbie e spazi incorniciati da pareti che certamente inquadrano, ma allo stesso tempo delimitano i movimenti dei personaggi, a loro volta racchiusi nei propri ruoli. Anche le gabbiette degli uccellini sembrano lì per ribadirlo.
Kōichi si comporta come un capofamiglia tradizionale da copione: al limite dell’indifferente con la moglie e con i figli, battibecca con Noriko sul cambiamento del comportamento femminile nel Dopoguerra e non fa che tentare di trovare una soluzione al “problema” di una sorella che sembra non essere interessata al matrimonio. Per quanto riguarda i due anziani, come in altri film di Ozu, primo fra tutti Viaggio a Tokyo, si percepisce il senso di distacco nostalgico che vivono, divisi tra memorie dolorose (il terzo figlio Shoji che non è tornato dalla guerra) e un’ineluttabile via segnata verso l’allontanamento dei figli e la solitudine della vecchiaia. La sequenza dei due seduti su un muretto mentre osservano un palloncino sfuggito dalle mani di un bimbo che si perde tra le nuvole, o quella dell’anziano che, fermo a un passaggio livello, osserva quegli stessi cumuli in cielo, distanti e remoti, danno tutto il senso della malinconia e della consapevolezza dei due personaggi. La Noriko interpretata da Hara Setsuko si propone come un personaggio dolce e sorridente, ma riluttante al matrimonio. Tra l’altro – mi piace ricordarlo – lo stesso anno l’attrice interpreta la protagonista in un’altra opera di successo, Il pasto di Naruse Mikio, così come la parte della femme fatale nella trasposizione di Kurosawa Akira del romanzo di Dostoevskij, L’idiota. In Inizio d’estate il suo personaggio, così apparentemente solare e gentile nei confronti del prossimo, si carica di un fascino ambiguo e misterioso nel corso della storia. Quando il capo le suggerisce di provare a contattare Manabe, l’uomo che potrebbe risultare un buon partito da sposare e le mostra anche alcune sue fotografie, la ragazza sorride, ma evita di dare una risposta. Manabe diventa da quel momento in poi quasi una figura fantasmatica che Noriko non fa entrare nel proprio sguardo (né il regista nel nostro) e nella propria vita. Intanto il tempo della storia si dilata in reiterati dinieghi fino a una inattesa e quasi brutale accelerazione, nel momento in cui dice improvvisamente di sì alla proposta della madre di Yabe. Salvo poi, incontrandolo subito dopo fuori dall’abitazione della donna, non farne parola. Yabe, anche lui, non chiarisce certo il mistero: è sorpreso? Perplesso? Sa qualcosa che a noi non è dato sapere? Affascinante intrigo, che il regista non svela. Per finire, Minoru e Isamu. I personaggi dei piccoli appaiono fin da subito anche loro chiusi nel proprio mondo: opportunisti con i nonni (per avere i soldi necessari per acquistare i tanto desiderati vagoni del trenino), beffardi con lo zio anziano e sordo, quasi sempre scortesi sotto lo sguardo accondiscendente degli adulti, ribelli al punto da sbottare nel momento in cui realizzano che il pacco portato a casa dal padre non è l’agognato vagone, ma una forma di pane che non esiteranno a prendere a calci, prendendosi così le botte da Kōichi, prima di sparire in una fuga improvvisata.
Stilisticamente in Inizio d’estate Ozu realizza diverse sequenze in cui i personaggi tipicamente assumono pose parallele o si muovono all’unisono (sōjikei) per dare atto di un condiviso sentire: Noriko e Aya che si siedono nella medesima posizione e volgono lo sguardo nella stessa direzione, o analoghi movimenti compiuti dal nonno e dal fratello. Il regista in questo film realizza anche diversi movimenti di macchina: a seguire Aya e Noriko che si muovono, in interno; all’esterno e all’interno dello studio medico dove lavora Kōichi; o lo splendido segmento sulle dune, mentre Noriko e la cognata si intrattengono parlando dell’imminente matrimonio e della partenza della ragazza, e poi si spostano verso il bagnasciuga.
Titolo originale: 麦秋 (Bakushū). Regia: Ozu Yasujirō; sceneggiatura: Noda Kōgo, Ozu Yasujirō; fotografia: Atsuta Yūharu; montaggio: Hamamura Yoshiyasu; musica: Itō Senji; interpreti e personaggi: Hara Setsuko (Noriko), Ryū Chishū (Kōichi), Awajima Chikage (Tamura Aya), Muyake Kuniko (Fumiko), Higashiyama Chieko (Shige), Sugai Ichirō (Shūchiki), Sugimura Haruko (Yabe Tami), Nimoto Ryūkan (Yabe Kenkichi), Murase Zen (Minoru), Shirosawa Isao (Isamu); produzione: Shōchiku. Uscita in Giappone: 3 ottobre 1951. Durata: 125’.