On a Boat (id., HESO, 2024)
Speciale Osaka Asian Film Festival 1 – 10 Marzo 2024
di Paolo Torino
On a Boat è un cortometraggio che porta in dote una grande intuizione: parlare dell’oggettificazione della donna attraverso espedienti che in un primo momento potrebbero risultare comici, ma che in realtà nascondono una violenza di fondo difficilmente intuibile a un primo sguardo.
Sara e Chu sono due coniugi che vivono in una casa di bell’aspetto. Ci sono due problemi, però. Il primo è che Chu è una persona possessiva, ai limiti del patologico, ed esprime questo suo disagio manipolando Sara. L’altro è che quest’ultima terrà una festa a casa sua dove tutte le sue amiche sono invitate. Due situazioni che non potranno non degenerare.
Il cortometraggio di Heso descrive alla perfezione una delle tante sfumature che la violenza psicologica può assumere in una coppia. La regia, a volte didascalica, aiuta parecchio nella costruzione dell’identikit di Chu: quest’ultimo è un personaggio estremamente possessivo e geloso delle sue cose, in particolar modo di casa sua, e accompagna questa caratteristica con uno spiccato senso dell’ordine. La camera sottolinea con precisione questo aspetto e infatti i primi minuti dell’opera sono segnati da un impianto figurativo prettamente geometrico, con una costruzione dell’immagine che prevede composizioni visive perfettamente equilibrate. Un clima di apparente armonia, insomma. Armonia che verrà subito spezzata dalla festa che Sara terrà con le sue amiche. La festa diventa un rito catartico dove le paure dei due protagonisti vengono messe in scena e allo stesso tempo superate. È il caso di Sara, che vive la festa da oppressa, da persona su cui vige un forte controllo… Quello di Chu. Quest’ultimo, allo stesso tempo, si ritrova faccia a faccia con una casa in totale disordine, in balia di una festa che sembra essere un rito dionisiaco. Queste due paure verranno presto messe alle spalle: Sara si ribella alla sua oggettificazione, liberandosi dal controllo mentale di Chu; Chu, invece, abbandona ogni mania per l’ordine e sbatte ripetutamente il coltello sul tavolo nuovo di zecca per mostrare agli invitati il proprio disappunto.
On a Boat è un cortometraggio che ha dalla sua un didascalismo di fondo che però non rende la narrazione stagnante o ripetitiva, anzi: la scrittura gode di un crescendo continuo che esplode nell’ultimo terzo del film. Crescendo dato anche dal montaggio che con maestria alterna i primi piani di Sara e Chu: da un lato la prigionia, dall’altro la rabbia inesplosa. Rabbia che deriva anche dalla sensazione di non poter più controllare la propria abitazione e quindi sua moglie, Sara. Lo sfuggente primo piano finale su Matsuura Ryo, però, mette in dubbio la liberazione della protagonista, mostrando – anche se solo per un attimo – uno sguardo di un’angosciante solitudine. Una storia di grande violenza, inizialmente mascherata dalla regia che la pone sul piano di una coppia di coniugi semplicemente diversi l’uno dall’altro. Quando la violenza può e sa essere anche subdola.
Titolo originale: オン・ア・ボート; regia: Heso; sceneggiatura: Heso; interpreti: Matsuura Ryo (Sara), Shibukawa Kiyohiko (Chu); uscita in Giappone: 2 marzo 2024; durata: 32’.