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SONATINE CLASSICS

SONATINE

Il blog dedicato al cinema giapponese contemporaneo e classico

I GO GAGA: WELCOME HOME, MOM (Bokemasukara yoroshiku onegai shimasu, Okaeri okāsan, NOBUTOMO Naoko, 2022)

Japanese Film Festival Online 2024
di Matteo Boscarol 

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La demenza senile e l’invecchiamento dei propri genitori sono al centro di questo documentario, attraverso il quale la regista tocca dei temi molto sentiti nel Giappone contemporaneo, ma anche, indirettamente, alcune problematiche legate all’etica dell’arte documentaria.

Si tratta del seguito di un documentario realizzato nel 2018, in cui la regista Nobutomo Naoko documenta la vita di suo padre e sua madre, afflitta da demenza senile. In questo secondo capitolo, vediamo come le condizioni della madre peggiorano, tanto da costringerla a vivere in ospedale, fatto che non impedisce al marito di farle visita quasi ogni giorno e di starle vicino. 

Tutto comincia verso il 2016, quando su Fuji Television va in onda un programma speciale, dove la regista televisiva Nobutomo Naoko segue con la videocamera i suoi genitori e scopre che la madre soffre di demenza senile. Non era la prima volta che l’autrice rivolgeva l’occhio della videocamera verso la sua famiglia, alcuni anni prima infatti, il soggetto d’indagine era stata lei stessa, il suo tumore al seno, l’operazione e tutte le conseguenze che seguirono. Nel 2017 il programma viene riproposto in TV ed il buon riscontro di pubblico e di critica spinge produttori e regista a realizzare una versione per il grande schermo. Nel novembre del 2018, I Go Gaga, My Dear (Bokemasukara yoroshiku onegaishimasu, letteralmente: sto perdendo colpi, mi affido a te) esce al Pole Pole Higashi Nakano di Tokyo, cinema specializzato in documentari, e successivamente in altri piccoli teatri dell’arcipelago (i cosiddetti mini-theater). Dopo un paio di mesi di proiezioni il film sorpassa i 100 milioni di yen d’incasso (circa 600 mila euro al cambio attuale) diventando un vero e proprio caso cinematografico. Le ragioni di questo successo sono multiple, prima di tutto i temi dell’invecchiamento e della malattia sono molto sentiti, visto che oramai in Giappone circa il trenta per cento della popolazione è sopra i sessantacinque anni (dati del 2022). In questo senso, i due documentari funzionano anche come una sorta di guida o di normalizzazione di una condizione di cui non si ama parlare apertamente e che sempre più persone sono costrette ad affrontare. In questo secolo, una sorta di apripista, per quel che riguarda il cinema di non fiction, può essere considerata la trilogia Everyday is Alzheimer’s (Mainichi ga aruzaimā, 2012-2018), con cui la regista Sekiguchi Yūka ha seguito e documentato il deteriorarsi della condizione della madre fino alla sua scomparsa.
l successo del primo lavoro, I Go Gaga, My Dear, e le condizioni di sua madre convincono regista e produttori— ricordiamo che tra quest’ultimi c’è anche Ōshima Arata, figlio di Nagisa e documentarista a sua volta—a realizzarne un seguito. In realtà Nobutomo non ha mai smesso di filmare i suoi genitori, che è anche un modo per stare loro vicino, il film che stiamo qui analizzando si apre proprio con immagini che mostrano il giorno in cui il primo lavoro debutta nelle sale (2018) con suo padre sul palco, ma la madre assente perché è stata colpita nelle settimane precedenti da un ictus cerebrale.
Nella sua prima parte il documentario riassume, per chi non ha visto il primo lavoro, ciò che è successo prima del 2018, compresa una delle scene più forti, quella in cui la madre si rende conto di essere affetta da demenza e ha un crollo nervoso in cui minaccia di uccidersi. Torneremo più avanti su questa scena, perché è cruciale anche per altri motivi.
Negli ultimi due terzi del documentario, la regista ci mostra la madre malata ed immobilizzata in ospedale e la quotidianità del marito, vicino alla soglia dei 100 anni, che ogni giorno con immensa fatica fisica si trascina in ospedale per starle vicino e stringerle la mano. 

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Ad un certo punto, sua madre si riprende abbastanza da poter camminare, ma subisce un’altro ictus e le sue condizioni diventano più gravi. A complicare la situazione si aggiunge la pandemia che nella primavera del 2020 colpisce anche il Giappone, impedendo o limitando le visite ospedaliere. Una delle scene più toccanti e strazianti dell’intero film è quella in cui vediamo la madre, impossibilitata a muoversi e perfino a parlare, venir portata, per quella che sarà l’ultima volta, a casa a rivedere le mura in cui ha passato tanti momenti felici con il marito e la figlia. Il film continua fino all’inevitabile finale in cui la madre muore per una polmonite e padre e figlia, avvisati dal medico, si recano all’ ospedale e passano le ultime ore di vita con lei. Il documentario ci porta fino al dopo morte, quando assistiamo al servizio funebre in un luogo, che secondo la stessa regista, è stato scelto in base alla sua filmabilità, cioè è stato scelto un posto dove fosse possibile riprendere la cerimonia funebre.

È in questo senso che il lavoro rivela un ulteriore motivo di interesse, esteticamente infatti rimane un documentario molto “televisivo” e che non “rischia”. Ma da un punto di vista dell’etica documentaria, il film ci porta a ragionare sui limiti che la videocamera e chi sta dietro ad essa dovrebbe o meno seguire. Questi due documentari si inseriscono in questo modo in quel lungo filone di lavori di non-fiction denominati in Giappone serufu dokyumentarii (personal documentary) dove chi sta dietro la videocamera o camera da presa è anche il soggetto che viene filmato, o come in questo caso la stretta cerchia familiare. La storia va indietro negli anni fino ai primi anni settanta, il primo lavoro del genere può forse essere considerato Extreme Private Eros: Love Song 1974 (Goku watashi no erosu renka 1974) di Hara Kazuo, che già ci invita a riflettere sull’etica dell’atto del filmare. In I Go Gaga, Welcome Home, Mom nel primo capitolo la figlia decide di inserire le immagini, citate in precedenza, in cui la madre ha un crollo nervoso e in cui le grida di non filmare, e nel documentario del 2022 ci mostra la donna, ormai in vita solo grazie a respiratori artificiali e macchinari attaccati al suo corpo, fino alle sue ultime ore di vita. Se sia lecito e giusto inserire queste immagini è una problematica che è nata con la nascita del cinema stesso (e della fotografia prima di esso) e ricorda, anche se l’occasione è l’esatto opposto, la scelta di Hara di mostrare la nascita di suo figlio e il parto della sua compagna dell’epoca in Extreme Private Eros: Love Song 1974.  

Titolo originale: ぼけますから、よろしくお願いします。おかえり お母さん; regia: Nobutomo Naoko; fotografia: Nobutomo Naoko, Minami Yukio, Kawai Teruhisa; montaggio: Memita Ken; produzione: Fuji TV, Netzgen, Kansai TV; produttori: Ōshima Arata, Hama Jun, Hori Haruki; durata: 101’; prima uscita in Giappone: 23 marzo 2022.

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