LOOK BACK (Rukku bakku, OSHIYAMA Kiyotaka, 2024)
SONATINE CONTEMPORANEA
di Matteo Boscarol
Sorpresa al botteghino e uno dei migliori lavori usciti dall’arcipelago in questa prima metà del 2024, Look Back è allo stesso tempo la riproposizione quasi pannello per pannello del manga di Fujimoto Tatsuki, ma anche un’animazione che infonde nuova vita ai due protagonisti e agli ambienti, rurali e di provincia, in cui si svolgono le vicende.
Fujino è uno studente di quarta elementare dotato di uno speciale talento nel creare storie in immagini. Un giorno però viene a conoscenza di un talento ancora più sorprendente del suo, Kyōmoto, che però non frequenta la scuola e vive ritirato nella sua stanza. Le due ragazze* si incontrano, cominciano a frequentarsi e insieme cominciano a creare dei manga.
Forse grazie al nome di Fujimoto, autore del popolare Chainsaw Man, o forse grazie alla sua durata, soli 59 minuti (sia grazia!), resta il fatto che Look Back si è rivelato una delle sorprese del box office giapponese di queste ultime settimane. Dopo essere stato proiettato nel suo primo week end in circa un centinaio di sale, i grandi film sono di solito distribuiti in più di trecento cinema, il passaparola fra appassionati ha creato un vero e proprio fenomeno che ne ha ampliato la distribuzione, anche riportando al cinema spettatori per la seconda o terza volta. Come si scriveva più sopra, la storia di Fujino e del suo incontro con la solitaria ed impacciata Kyōmoto viene sorprendentemente traslata in animazione quasi pannello per pannello, ci sono delle differenze naturalmente, così come i dialoghi sono riportati praticamente pari passo dall’opera cartacea che, ricordiamo, è una storia autoconclusiva di circa 150 pagine.
Allo stesso tempo però, Oshiyama Kiyotaka, che qui si occupa di regia, sceneggiatura, character design, ma che è anche autore di gran parte dei disegni principali del lavoro, riesce ad infondere all’opera qualcosa di fondamentalmente diverso ed originale. Torneremo in chiusura su questo tema, che è il vero motivo per il quale Look Back è uno dei migliori film giapponesi usciti, finora, nel 2024.
Il lavoro si apre con quella che forse è, dal punto di vista dei contenuti, la differenza più grande fra manga e film, cioè la resa animata del yonkoma (fumetto a quattro vignette) realizzato da Fujino per il giornalino della scuola. Dalle scene successive scopriamo fin da subito il carattere di Fujino (usiamo i cognomi Kyōmoto e Fujino visto che i due ragazzi si chiamano l’un l’altra in questo modo e che il cognome Fujino ha anche un ruolo importante nella trama): sbarazzina, socievole con i compagni di classe e sicuro del suo talento nel creare storie per immagini, ma che attraversa anche periodi di totale insicurezza nei quali minaccia a sé stessa di lasciare tutto. All’opposto dello spettro caratteriale si colloca Kyōmoto, che vive rintanato nella sua stanzetta, ha paura a relazionarsi con il mondo fuori e le altre persone, dove non fa altro che disegnare e idolatrare segretamente le storie di Fujino, anche se i due non si sono mai visti.
Il primo incontro fra i due, le scuole elementari sono finite e le ragazze stanno per andare alle medie, è una delle parti più importanti per lo sviluppo della trama e anche una delle scene meglio realizzate dell’intero lavoro. I due caratteri sono posti l’uno di fronte all’altro, si scoprono in qualche modo confessandosi, l’una balbettando complimenti, l’altra fingendo sicurezza e progetti per il suo futuro di mangaka. I piccoli cambiamenti di umore, l’insicurezza e quasi la devozione di Kyōmoto verso Fujino, e la corsa finale liberatoria di quest’ultima sotto la pioggia in mezzo ai campi di riso creano un piccolo capolavoro animato all’interno del lavoro. Questo anche grazie al lavoro fatto dalle attrici che danno le voci ai due protagonisti, Kawai Yūmi, una delle giovani interpreti più talentuose del panorama cinematografico giapponese (Plan 75, Love Nonetheless, It’s a Summer Film), esprime attraverso i cambiamenti di tono della voce quelli dell’umore di Fujino, mentre Yoshida Mizuki caratterizza alla perfezione i personaggio di Kyōmoto con un forte accento di Yamagata, la prefettura dove si svolge la storia. In questo modo il suo essere isolata, impacciata e quasi fuori dal mondo si riflette anche nella sua parlata tipica del Tōhoku, la zona dove si trova Yamagata, solitamente considerata “provinciale” o “campagnola” quando vista da Tokyo o Osaka. Incominciate le scuole medie, le due ragazze decidono di lavorare ad una storia a fumetti che alla fine verrà accettata e pubblicata. Si tratta dell’inizio di una forte amicizia e di un connubio artistico che porterà le due ragazze fino alla soglia dell’università. I percorsi dei due però si biforcheranno e forse si intersecheranno nuovamente in un toccante finale.
Il manga originale di Fujimoto è una storia in parte autobiografica che riflette sulle proverbiali “sliding doors” e specialmente sul rapporto di amicizia fra due ragazze, entrambe estremamente dotate artisticamente. In questo senso è anche un’interessante riflessione sul ruolo dell’espressione artistica nel processo di crescita dei giovanissimi e sulla dicotomia gioia/soffocamento che l’atto del creare porta inevitabilmente con sé.
Tutto questo però, vale tanto per il manga che per l’animazione, dove Look Back il film si eleva al di sopra dell’opera cartacea è negli alti livelli espressivi che tocca in alcune delle sue parti migliori. Il rapporto fra le due amiche, i loro sguardi, le pause e i loro silenzi, i momenti di estatica gioia adolescenziale e quelli di dolore, sono portati sullo schermo con una dolcezza ed espressività che ha pochi eguali nel mondo dell’animazione contemporanea, almeno in Giappone. La già citata scena dell’incontro fra Fujino e Kyōmoto ne è uno degli esempi più riusciti, ma in generale è il lavoro fatto da Oshiyama e dal gruppo Durian (lo studio da lui fondato) che lascia mozzafiato: le personalità delle due protagoniste vengono tratteggiate attraverso primi piani, piccoli movimenti del viso o del corpo, e una fluidità animata che lascia sbalorditi, pur non essendo fotorealista, anzi proprio per questo forse. Questa bellezza ed espressività dei primissimi piani, contrastano con il tratto più sfumato quando le ragazze sono rappresentate in secondo piano o da una certa distanza. O ancora, il modo in cui la crescita fisica con conseguente maturazione del loro corpo viene messa in immagini è tanto delicata quanto necessaria per lo sviluppo della storia. L’espressività di cui si scriveva sopra, espressività che deborda fuori dai confini dei personaggi e tocca ed investe così anche le ambientazioni, soprattutto quelle naturali, è resa possibile anche grazie al pregevole lavoro fatto con i colori, per la maggior parte pastellati ma che virano verso tonalità più scure quando la trama porta le vicende verso tematiche più cupe nel finale.
Così come il manga, il lavoro animato ci racconta della relazione fra le due ragazze fornendo pochissime informazioni, specialmente per quel che riguarda il periodo delle scuole medie e superiori. Attraverso pochi squarci nelle loro vite, vediamo però come la loro collaborazione artistica si intensifichi fino a ricevere un offerta di pubblicazione seriale. Ellittico del resto è anche il modo in cui Fujimoto e Oshiyama portano su carta e schermo i momenti più salienti della storia, quando il primo manga realizzato da Fujino e Kyōmoto con lo pseudonimo Fujino Kyō viene pubblicato, vediamo i protagonisti camminare nella neve per raggiungere il negozio dove è in vendita il settimanale con il loro lavoro all’interno. Ma l’attimo di scoperta e di gioia viene rappresentato senza suono e visto dall’esterno del negozietto in cui le due si trovano. Un’altra rivelazione che avviene nel finale e che qui non sveliamo per non rovinare la visione, è anch’essa resa senza suono o parole e solo implicata, ma mai praticamente mostrata.
A proposito di suoni, va detto che la parte più debole di Look Back sono le musiche. Per essere un’opera che potrebbe riorientare le possibilità offerte dall’animazione commerciale giapponese, le musiche risultano troppo invadenti e ricalcano troppo da vicino il già sentito. È un peccato, perché al contrario, il brano sui titoli di coda che chiude il lavoro, Light Song, è molto in linea con tutto quanto visto nei 59 minuti precedenti.
*Uno degli aspetti più affascinanti del lavoro, che emerge molto più prepotentemente nell’opera animata, è la fluidità di gender dei due protagonisti, caratteristica che assieme alla loro partnership artistica innerva il loro rapporto. Per questo, con una scelta di cui anche chi scrive non è molto convinto, si è pensato di usare alternativamente il genere grammaticale maschile e femminile.
Titolo originale: ルックバック (Rukku Bakku); regia, sceneggiatura, character design: Oshiyama Kiyotaka; soggetto originale: tratto dall’omonimo manga (2021) di Fujimoto Tatsuki; musiche: haruka nakamura; fotografia: Izumida Kazuto; montaggio: Hirose Kiyoshi; personaggi e interpreti: Fujino (Kawai Yūmi), Kyōmoto (Yoshida Mizuki); produzione: Studio Dorian; uscita in Giappone: 28 giugno 2024; durata: 59’.