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SONATINE CLASSICS

SONATINE

Il blog dedicato al cinema giapponese contemporaneo e classico

BROKEN RAGE (id., Kitano Takeshi, 2024)

81ª Mostra del Cinema di Venezia 28 agosto-7 settembre 2024 – Fuori Concorso

di Paolo Torino

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“Tra le opere che ho diretto, Broken Rage è senza dubbio il mio fallimento”. Così dichiarò il regista in conferenza stampa alla ottantunesima Mostra del cinema di Venezia. Un’affermazione che resta a metà tra la verità e la bugia. Insomma, un’affermazione à la Kitano. 

Ci sono senz’altro delle anomalie nel film. Esempio lampante è la sua durata: sessantadue minuti. L’opera più breve del regista nipponico che, ai più curiosi in merito, ha risposto con un sornione: “mi sono accorto di avere poco materiale in fase di montaggio, quando ormai era tardi per allungare il film”. Quello che avrebbe dovuto essere un curioso piano B per riempire il lungometraggio, però, diventa un elemento sorprendente e inedito nella filmografia di Kitano. 

Broken Rage è un film che si suddivide in due parti: la prima è una violenta storia Yakuza in cui il killer Nezumi, interpretato da Kitano stesso, si ritrova tra le grinfie della polizia e, allo stesso tempo, della malavita. La seconda parte, invece… è la stessa, talvolta riutilizzando inquadrature del primo segmento, ma in chiave parodistica!

La prima parte del film si apre con un’inquadratura che regala all’occhio del pubblico un suggestivo affresco dell’architettura metropolitana nipponica. È sera e il killer Nezumi, interpretato da Kitano, si appresta ad andare in un isolato bar per un caffè. Il cameriere del locale gli mostra un sacchetto contenente una lettera, quest’ultima contiene un ordine diretto da Mr. M, un anonimo mandante: assassinare un giovane gangster in un night club. 

La sequenza dell’assassinio del ragazzo è pressoché simile – per inquadrature, campi e controcampi – alla sparatoria ambientata nei bagni pubblici presente in Outrage (Autoreji, 2015). La scena prevede due primi piani che, alternati, formano la struttura dell’azione. Due primi piani in grado di mostrare due mondi completamente opposti: da un lato quello proveniente dal passato, rappresentato da Kitano e dalla sua tenuta formale, accompagnata dall’attitudine di colui che non deve chiedere niente nonostante i capelli viola; l’altro, invece, quello di un ragazzo appartenente alla nuova generazione, e quindi costituito da capigliature eccentriche, vestiti scintillanti e divertimento sfrenato. Il classico confronto tra mondi diversi affrontato già nella saga di Outrage, per l’appunto. 

Dopo i primi trenta minuti arriva il famoso piano B: filler per la durata. Veri e propri intermezzi in cui lo schermo del telefonino su cui scorre un’immaginaria chat Whatsapp tra spettatori diviene lo schermo della sala. I commenti sono numerosi e spesso indicano il pensiero dell’autore stesso, come ad esempio: “solo trenta minuti?”, “ma è uno scherzo! Ridatemi i soldi del biglietto”, “ma con 5 dollari di budget cosa vi aspettavate, le esplosioni?”, “il cinema è morto!”, “il cinema è tutto un grande scherzo!”. Questo intermezzo è inedito nel cinema del regista giapponese e include un nuovo modo di intendere il montaggio. Kitano non affida più allo spettatore, come nei suoi film precedenti, l’onere di interpretare  i vuoti presenti tra un campo/controcampo, tra uno stacco in nero e l’altro o tra una un’azione e la sua conseguenza. In Broken Rage, l’autore, riempie quei neri presenti tra i due cortometraggi che compongono l’intera opera con la chat, e i messaggi citati poco sopra motivano in modo fin troppo chiaro la scelta tecnica. 

A seguire la seconda parte del film in cui si ripercorre, in chiave parodistica, la prima porzione del lungometraggio, con alcune scene che sembrano essere addirittura riutilizzate anziché rigirate. Una trovata che sintetizza il cinema di Kitano tout court, ovvero un cinema in grado di costruire un immaginario incastrando elementi sempre in forte opposizione tra loro: violenza e dolcezza, amore e dolore, azione e stasi, gioco e serietà.

Broken Rage scherza con l’orizzonte d’attesa dello spettatore nella maniera più infantile, e quindi più kitaniana possibile, ribaltando costantemente la catena degli eventi presenti nelle varie sequenze. Tutto ciò è possibile grazie alla presenza di due anime che coesistono nel film: la prima è quella del Kitano cinematografico, la seconda, invece, è senza dubbio il Kitano del Duo Beat

Non è esente dalle dinamiche eversive del lungometraggio nemmeno lo stereotipo del suicidio, ormai cavallo di battaglia del regista: per ben due volte l’autore, sul finale del film – o dei due microfilm, a questo punto –  riserva delle sorprese. Che sia il segnale di una sua nuova vita cinematografica? Non ci è dato saperlo, ma nel frattempo possiamo goderci questo “fallimento”: un po’ Takeshi’s (id., 2006) e un po’ Getting Any? (Minna – Yatteruka!, 1994). 


Titolo originale:  ブロークン レイジ (Burōkun reiji); soggetto, sceneggiatura e regia: Kitano Takeshi; fotografia: Hamada Takeshi; montaggio: Kitano Takeshi, Ohta Yoshinori; personaggi e interpreti: Nezumi (Beat Takeshi), Inoue (Asano Tadanobu), Fukuda (Ōmori Nao); produttori: Kitano Emiko (Kitano Agency); distribuzione: Prime Video; durata: 62′; prima uscita: Mostra del cinema di Venezia, 5 settembre 2024; prima uscita in Giappone: prevista per il 2025. Kitano Takeshi

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