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CLOUD (Kuraudo, KUROSAWA Kiyoshi, 2024)
81ª Mostra del Cinema di Venezia – Fuori Concorso
di Paolo Torino
Il titolo del film, Cloud, è già un indizio su quello che sarà il tema dell’opera: la dimensione digitale. Dimensione digitale ascrivibile sia alle tematiche (dropshipping, compravendita online, identità virtuali), sia alle modalità di messa in scena, sia alla parola stessa che indica un archivio personale online in cui poter inserire i propri file e quindi conservarli.
Ryōsuke Yoshii è un semplice operaio di una fabbrica con la volontà di guadagnare qualche yen extra. E infatti sotto lo pseudonimo di Ratel fa dropshipping, ovvero compra al ribasso dei prodotti fino a farli esaurire per poi rivenderli al rialzo. Questa pratica funziona e gli permette in un primo momento di guadagnare molto, di dimettersi dal suo lavoro e di andare a vivere fuori città. Sembra andare tutto bene, fino a quando un manipolo di persone cercheranno vendetta verso Yoshii.
L’opera di Kurosawa porta in dote tutti gli stilemi del regista stesso: atmosfere perturbanti, sensazione di claustrofobia e gestione degli spazi – sia aperti che chiusi – delegati a pochi movimenti di camera. Quest’ultimo elemento è il principale responsabile della sensazione di oppressione presente nel lungometraggio. Prendiamo per esempio le sequenze d’azione presenti nella seconda parte dell’opera: girate quasi interamente all’aperto, Kurosawa gestisce l’intera dinamica dell’inseguimento con pochissimi movimenti di camera, spesso secchi e precisi come se fossero katane.
Le sequenze al chiuso sono gestite alla stessa identica maniera, facendo sì che la percezione di movimento negli spazi sia uguale in entrambe le situazioni e che il senso dell’azione sia completamente svuotato. Questo gioco percettivo, infatti, aiuta Kurosawa a creare l’atmosfera perturbante sopracitata, ingabbiando il protagonista in spazi che sembrano non cambiare mai e in controcampi, invece, che vengono negati (esempio emblematico è la sequenza sul bus). Parafrasando Cervantes: “per spazi senza spazi e per controcampi senza campi”.
Ogni atmosfera perturbante ha i suoi fantasmi. Fantasmi qui rappresentati dagli utenti che commentano sul sito online di compravendita per poi avvicinarsi fisicamente al protagonista. I fantasmi si materializzeranno in personaggi particolarmente agguerriti, tanto da inseguire Ryōsuke fino a raggiungerlo in uno degli angoli più remoti del Giappone.
La regia di Kurosawa, quindi, mescola con sapienza la dimensione virtuale a quella fisica e talvolta le sovrappone. I fantasmi, per esempio: esistono? Sono suggestioni del protagonista? Il passaggio, lento, che intercorre dal commento online all’inseguimento armato mette sempre in discussione l’esistenza di queste figure; Kurosawa stesso, con le scelte di regia sopracitate, si posiziona in modo ambiguo riguardo l’effettiva dimensione fantasmatica degli assalitori. Appaiono senza annunciarsi, camminano come se fossero redivivi, indossano delle maschere per spaventare il protagonista.
Ambigua, invece, è la natura del lungometraggio: è un dramma ma anche un horror; è un horror ma anche un action; è un action ma anche un thriller post-apocalittico. Insomma, è un film di Kurosawa Kiyoshi.
Titolo originale: クラウド(Kuraudo); soggetto, sceneggiatura e regia: Kurosawa Kiyoshi; fotografia: Sasaki Yasuyuki; ; personaggi e interpreti: Ryōsuke Yoshii (Suda Masaki), Akiko (Furukawa Kotone), Sano (Okudaira Daiken); produttori: Nikkatsu Corporation (Arakawa Yumi), Tokyo Theatres (Nishima Yuki), Django-Film Corporation (Iizuka Nobuhiro); durata: 123’; prima uscita: Mostra del cinema di Venezia, 30 agosto 2024; prima uscita in Giappone: 27 settembre 2024.