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SONATINE CLASSICS

SONATINE

Il blog dedicato al cinema giapponese contemporaneo e classico

JOKE WITH A SORROWFUL HEART (Kanashii kibun de joke, SEGAWA Masaharu, 1985)

SPECIALE ANNI OTTANTA

di Fabio Canessa

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Con l’eccezione di Furyo di Oshima Nagisa (Merry Christmas Mr. Lawrence, 1983) la carriera attoriale di Beat Takeshi – il nome d’arte che Kitano ha sempre usato come attore – durante gli anni Ottanta non annovera opere di grande pregio. Tuttavia, meriterebbe uno sguardo più attento per ragionare meglio sulle origini del suo percorso cinematografico prima della svolta registica. In tal senso può essere interessante (ri)scoprire questa interpretazione da protagonista in un film certamente non memorabile, ma segnato dalla sua grande personalità e presenza scenica.

Hiroshi è un comico, cantante e presentatore televisivo di un certo successo. Divorziato (la ex moglie si è trasferita in Australia), vive a Tokyo insieme al figlio Ken di dieci anni. Come padre, però, è un disastro e ha costantemente bisogno dell’aiuto del suo assistente personale Zenpei che gli ricorda tutti gli appuntamenti e gli suggerisce le cose da fare anche con il figlio. Quando – dopo una visita per quello che sembra un semplice capogiro – scopre che Ken ha un tumore al cervello non operabile, Hiroshi si impegna a stare di più con lui per fargli passare quelli potrebbero essere gli ultimi giorni della sua vita in modo sereno e felice.

Prima del passaggio dietro la macchina da presa, quando prende in mano Violent Cop (Sono otoko kyobo ni tsuki, 1989) sostituendo alla regia Fukusaku Kinji, Furyo rappresenta l’esperienza più importante degli inizi di Kitano: resta, infatti, indimenticabile la sua prova nel ruolo del sergente Hara arrivando quasi a rubare la scena al resto degli interpreti.

Se nel corso del decennio degli anni Ottanta Kitano si impone come popolarissimo personaggio televisivo, non mancano altri suoi passaggi sul grande schermo, seppur raramente da protagonista come invece accade in Joke with a Sorrowful Heart di Segawa. Un film “cucito” addosso a Beat Takeshi, visto che il personaggio che interpreta, Hiroshi, è un comico-presentatore-cantante di grande successo, come vediamo nei titoli di coda del film che si aprono con la sua voce mentre una serie di inquadrature mostrano una Tokyo by night immersa nel traffico e nelle luci al neon.

Questo parallelismo tra Hiroshi e Beat Takeshi è un po’ in controtendenza con l’obiettivo di Kitano di smarcarsi dall’immagine di comico per andare in una direzione opposta, ovvero l’interpretazione di ruoli lontani da quelli che il grande pubblico si sarebbe aspettato da lui, personaggi spesso violenti e criminali, come quello interpretato nello stesso anno in Demon (Yasha, 1985) di Furuhata Yasuo.

Il film di Segawa è un’opera senza particolari ambizioni: il regista ha già alle spalle una lunga esperienza con una predilezione verso la commedia (in occasione della tredicesima edizione del Far East Film Festival era stato inserito nella retrospettiva “Asia Laughs!” sulla commedia asiatica).

Joke with a Sorrowful Heart, come rivela subito la sinossi, è decisamente drammatico, ma il racconto limita le spinte sul versante “strappalacrime” grazie a una buona dose di leggerezza. Certo, la commozione è inevitabile essendo il racconto incentrato sulla malattia di un bambino e sul dolore del genitore, con gli occhi di Hiroshi che rispecchiano la disperazione paterna: da pacata esplode fino al pianto (una rarità vedere Kitano in lacrime) mentre la musica accentua i passaggi a più alto tasso emotivo.

È ancora lontana la maschera impassibile di Hana-bi (1997) dove il suo personaggio deve affrontare la malattia terminale della moglie e una vita familiare già distrutta dal precedente lutto della figlia. In questo caso la recitazione non è nel segno della sottrazione, ma unisce parte drammatica e giullaresca. Il film è infatti pieno di momenti di ilarità. A cominciare dalle scene di sfogo di cui è vittima l’assistente Zenpei, insultato da Hiroshi in vari modi. È una comicità ingenua che fa parte del bagaglio di Kitano, sempre capace con la sua fisicità di rendere irresistibili vecchie e scontate gag, allora e oggi, come dimostra il suo ultimo film Broken Rage (2024). Tra le situazioni che torneranno nel suo cinema troviamo quella del gioco nella declinazione del baseball, fondamentale in Boiling Point (San tai yon ekkusu jugatsu, 1990), qui presente in una simpatica scena in un parco con dei bambini.

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Nella seconda parte l’ambientazione si sposta anche in Australia, con immagini da cartolina di Sydney con tanto di discutibili didascalie, dove Hiroshi porta Ken per fargli incontrare la madre. Padre e figlio la trovano intenta, però, a preparare il suo nuovo matrimonio. La sequenza significativa in cui la osservano a distanza ricorda un momento centrale di L’estate di Kikujiro (Kikujiro no natsu, 1999) quando si scopre che la madre del piccolo Masao che Kikujiro accompagna nel viaggio alla sua ricerca si è rifatta una famiglia.

È in quel momento che si avverte la più intima connessione tra padre e figlio, il cui rapporto prima della scoperta del tumore è condizionato dall’irresponsabilità di Hiroshi: quasi un eterno bambino, al contrario di Ken che invece è così maturo per la sua età. Il dramma impone un cambiamento: cercare di fare davvero il padre che non ha mai fatto. Ne risente anche il lavoro e così il film accenna al tema dei problemi delle celebrità nel rapporto tra vita privata e pubblica, con una critica al mondo dello spettacolo attraverso la figura del manager che vorrebbe spingere Hiroshi a sfruttare la notizia della malattia del figlio per aumentare la sua popolarità e con un finale all’insegna del classico “The Show Must Go On”.

 

Titolo originale: 哀しい気分でジョーク (Kanashii kibun de joke). Regia: Segawa Masaharu; sceneggiatura: Yoshida Takeshi; fotografia: Sakamoto Noritaka; montaggio: Ota Kazuo; musica: Izumi Taku; personaggi e interpreti: Igarashi Hiroshi (Kitano Takeshi), Ken (Kawabe Taichiro), Yuko (Nakai Kie), Zenpei (Yanagisawa Shingo), Rokusuke (Ishikura Saburo); produzione: Shochiku. Uscita in Giappone: 27 aprile 1985. Durata: 108’.

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