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SONATINE CLASSICS

SONATINE

Il blog dedicato al cinema giapponese contemporaneo e classico

THE GESUIDOUZ (id., UGANA Kenichi, 2023)

Seeyousound International Music Film festival

Torino, 21-28 febbraio 2025

di Claudia Bertolé

the-gui

«Cos’è il punk per te?»

«È come una zuppa di miso».

Il ritiro in campagna di una band sgangherata è lo spunto che Ugana Kenichi utilizza in The Gesuidouz per raccontare, con il tono delirante e ironico al quale ha abituato il suo pubblico, quanto possa essere incontrollabile e faticoso un processo creativo, che trae origine e nutrimento dalle passioni, dalle esperienze passate, dall’imprevedibile. A proposito di passioni, e rimandi autobiografici, non mancano riferimenti al cinema horror nelle sue variegate declinazioni e, in questa occasione in particolare, a generi, gruppi e brani musicali indimenticabili.

‘The Gesuidouz’ è un gruppo che fa genere punk rock, capeggiato da Hanako, la giovane cantante appassionata di film horror che vive l’esperienza musicale come una missione: è intenzionata ad avere successo e quindi morire a ventisette anni, come Kurt Cobain. Nonostante il loro agente non nutra alcuna fiducia nei loro confronti e, anzi, non perda occasione per maltrattarli, i ragazzi decidono di ritirarsi in campagna per concentrarsi nella creazione di nuovi brani musicali. E così, tra cani che parlano per aforismi e ciniche audiocassette umanizzate, il ritiro bucolico produrrà i suoi effetti. 

Ugana è un regista prolifico, i suoi film sono spesso irriverenti – e divertenti – “poesie” che affondano le radici nella contaminazione dei generi – penso a Extraneous Matter Complete Edition (2021), favola fantascientifica su alieni dispensatori di amore fisico agli umani, o a Visitors – Complete Edition (2022), riflessione sulle relazioni in chiave horror splatter, entrambi presentati al Torino Film Festival. L’horror italiano – Dario Argento in primis – è un riflesso costante, e anche in The Gesuidouz non manca, non solo Argento, ma anche Lucio Fulci. In questo caso è però soprattutto la musica a essere protagonista e se in apertura il riferimento di Hanako alla zuppa di miso pare un po’ criptico, poi i Pixies, Iggy Pop, i Nirvana e altri fanno il loro ingresso tra le influenze dichiarate o per lo meno accennate.

 In bilico tra i Leningrad Cowboys di Kaurismaki e i Techno Brothers di Watanabe Hirobumi, i The Gesuidouz inizialmente non riscuotono alcun successo, riescono al massimo a far ascoltare la loro musica alle mucche degli allevamenti nella sonnolenta provincia rurale giapponese, poi però affrontano il parto creativo, Hanako soprattutto, coadiuvata da un cane parlante che risponde al nome di John Cage e supportata dai compagni di viaggio. In perfetto stile Ugana, che contamina e attinge al proprio immaginario e alle proprie passioni, i neonati sono strumenti del passato (o del demonio) in forma di audiocassette, in sostanza piccoli mostri prodotti dalla mente e dal fuoco creativo dell’artista che, fin dai primi momenti di vita, si distaccano dal proprio creatore, in questo caso creatrice, e assumono un’identità propria. 

Infine, dopo un cameo di Lloyd Kaufman (presidente della Troma, già apparso in Visitors), molte apparizioni del cubo di Rubik e creazioni rigurgitate, il destino dei The Gesuidouz si compie e il gruppo sale su un palco vero e proprio.

Anche in questo caso la protagonista è una figura femminile, sulla quale il regista spesso si concentra: Hanako trascina il gruppo, è lei che si isola e crea le opere, lei che, nonostante l’approccio all’apparenza cinico e distaccato, si emoziona nel momento in cui le vengono offerte delle verdure come compenso per un “concerto” a bovini disattenti. Punk, mostri e debolezze umane. 


Titolo originale: The Gesuidouz; sceneggiatura e regia: Ugana Kenichi; fotografia: Furuya Koichi; montaggio: Komino Masashi; suono: Iwasaki Kanshi; musica: KYONO; interpreti: Natsuko (Hanako), Endō Yūya, Imamura Leo, Kyan Yutaka, Rocko Zevenbergen, Takumi Saitō (voce di John Cage); produzione: Rights Cube, Meteora, Vandalism; prima uscita in Giappone: 28 febbraio 2025; durata: 94’.

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