V. MARIA (id., MIYAZAKI Daisuke, 2025)
OSAKA ASIAN FILM FESTIVAL 2025
di Matteo Boscarol
Il genere musicale visual kei e il mondo del suo fandom vengono usati da regista e collaboratori per tessere la storia della giovane Maria e di come la ragazza cerchi di (ri)connettersi con la madre che non c’è più.
Dopo la morte improvvisa della madre, Maria, una studentessa liceale, mentre fruga tra le sue cose, trova una scatola in cui la madre ha raccolto cimeli e ricordi di gioventù. CD, fotografie, un diario e un’audiocassetta che ormai non funziona più chiamata “MARIA”. Attratta da questi oggetti e dalle storie che questi con la loro presenza suggeriscono, Maria inizia a scavare nel passato di sua madre, soprattutto il periodo in cui era una fan della musica visual kei, questo anche grazie all’incontro e all’amicizia con Hana, una coetanea.
Miyazaki Daisuke continua, con questo lavoro presentato all’Osaka Asian Film Festival 2025, il suo percorso di esplorazione del mondo giovanile e delle sue forti connessioni con quello della musica. Il regista e lo sceneggiatore Ikegame Santa, usano il mondo del visual kei, uno stile musicale sviluppatosi dagli anni Ottanta nell’arcipelago, come ambientazione della storia di crescita e maturazione di Maria, la giovane protagonista del lungometraggio. Per ricreare delle atmosfere il più possibile autentiche, l’opera è stata ambientata anche in locali storici per il genere, come il Meguro Rokumeikan, e fa ampio uso di oggettistica e poster autentici che sicuramente i fan apprezzeranno.
Il film è ben realizzato ma forse visivamente piatto in alcune sue parti, soprattutto all’inizio, quando i personaggi non sono ancora ben definiti, e anche durante le scene che si svolgono durante i concerti, il film non brilla certo dal punto di vista stilistico. Un’ eccezione è data dalle scene del passato, che mostrano il periodo in cui la madre di Maria era giovane e dedicava la maggior parte del suo tempo alla musica visual kei e al gruppo di cui era una fan sfegatata. Sono queste delle scene con un diverso rapporto d’aspetto e illuminate con una luce più sfumata e un tocco più morbido, che impartiscono quindi al film un cambiamento di stile e rendono l’intreccio tra passato e presente – la giovane madre e Maria sono mostrate più o meno alla stessa età – uno dei temi centrali del film.
La musica, soprattutto quella extradiegetica, assieme al sound design sono molto suggestivi e conferiscono al film un’atmosfera malinconica che è un altro elemento fondamentale per lo sviluppo della storia e delle vicende raccontate. La piccola live-house dove Maria e Hana si recano per i concerti, non è solamente un luogo dove assistere alle esibizioni dal vivo, ma anche uno spazio di incontro e aggregazione che contribuisce al processo identitario e di crescita dei giovanissimi che lì si recano. A dir la verità questo vale anche per i meno giovani, come Kyoko, che continua ad amare la musica e tutte le manifestazioni di quella cultura alternativa che gira attorno al visual kei.
Grazie all’alternanza fra il presente della narrazione e il periodo in cui la madre di Maria era giovane (tra l’altro, scopriamo una sua relazione con il cantante del gruppo che seguiva), passato e presente si rispecchiano l’un l’altro: sogni non realizzati e porte scorrevoli del destino si intersecano visivamente in maniera abbastanza efficace. È in questo senso che videocassette, CD e audiocassette sono utilizzati come mezzi per connettersi con il passato, o meglio, per formare delle costellazioni che attraversano le generazioni, sovrapponendo e connettendo problemi, paure e sogni futuri.
Qui, come spesso accade in lavori dove la musica ha un ruolo centrale, il fandom e la passione verso un genere musicale sono rappresentati anche come un modo per crescere, connettersi con gli altri e, in fin dei conti, dare un senso al mondo, qualsiasi sia l’età dei protagonisti. Fra gli interpreti del film, ci piace qui menzionare almeno Fujita Mayuki che spicca per carisma e capacità di dare forte credibilità al personaggio di Hana, dapprima riservato, solitario e connesso solamente alla musica, ma che, nel suo arco narrativo, è capace di aprirsi e formare un intenso rapporto di amicizia con Maria.
Un’ultima nota sul processo produttivo del lungometraggio: V. MARIA è il primo film di un progetto cinematografico denominato “M CINEMA”, ideato e promosso “per i giovani” (definizione della compagnia stessa) da Media Mix Japan (MMJ), una società di produzione attiva nel mondo dell’intrattenimento, sia televisivo sia teatrale sia cinematografico, che ha da poco celebrato il 30° anniversario.
Titolo originale: V. MARIA; regia: Miyazaki Daisuke; sceneggiatura: Ikegame Santa; interpreti: Kikuchi Hina (Maria), Fujita Mayuki (Hana), Fujishige Masataka (Kanata), Fujita Tomoko (la nonna), Sahel Rosa (Kyoko); produzione: Media Mix Japan; produttore: Ozawa Tomomi; anteprima: 17 marzo 2025 Osaka Asian Film Festival; prima uscita in Giappone: 1 aprile 2025; durata: 94’.