THE PROMISED LAND (Rakuen, ZEZE Takahisa, 2019)
SPECIALE NIPPON CONNECTION (Francoforte, 1-6 Giugno 2021)
★★½
Zeze Takahisa – storico alfiere del pinku eiga (fa parte dei cosiddetti “Four Heavenly Kings of Pink”) – per buona parte di The Promised Land sembra apparecchiare tutti gli ingredienti e le atmosfere di un crime-thriller rurale esistenzialista, che da un lato guarda al mistero insondabile, agli indizi in rosso (lo zainetto di Aika) e ai piani multi-temporali del coreano Memories of murder (2003) di Bong Joon-ho; e dall’altro all’oscurità della colpa, agli incroci della verità relativa e sfuggente, ai personaggi bloccati in mezzo al guado del dubbio irrisolvibile di The Third Murder (2017) di Kore’eda: l’immagine delle bambine al centro della strada biforcata ad Y sembra una variante di quella finale dell’avvocato Shigemori fermo in un crocevia ad X.
Presto ci si accorge, invece, che, ripassando dalla via maestra del suo Heaven’s Story (2010), il regista parte dallo spunto iniziale della sparizione – presente anche nel più recente dittico 64: Part I e 64: Part II (2016) – non tanto per dare il “la” al crescendo della suspense e alle speculazioni investigative della detection pura, ma impiegandolo come perno attraverso cui sviluppare una profonda disamina corale, intrecciata sulle sofferenze umane, sulle difficoltà delle relazioni sociali all’interno della comunità.
Zeze segue nel tempo, in una struttura in tre capitoli (Sin, Punishment, People), l’evoluzione dei personaggi, senza però che in essi vi sia una vera possibilità di svoltare in positivo, con tutti i nobili tentativi – il sogno di Zenjiro di produrre miele e dare respiro all’economia del borgo – e i nuovi sbocchi di vita infranti sul nascere, come gravati dalla maledizione della tragedia di Aika, in un ciclico ritorno del male sempre acquattato nel vicinato, pronto a riesplodere nel clima di sospetto diffidente e aperta ostilità.
Con uno stile ora intimo e introspettivo ora gridato e incendiario – la scena dello scompiglio, scatenato dall’indemoniato Takeshi dentro il diner, è davvero impagabile – Zeze cerca di (s)comporre il mosaico narrativo distribuendo il giusto spazio e peso drammaturgico a tutti i personaggi, tra accumulo di memorie private, flashback, montaggi alternati, ellissi ingannatorie e ambigue apparizioni più o meno rivelatrici. Ma non tutto si lega al meglio e qualcosa si sfilaccia (le parentesi con Tsumugi e il giovane collega malato Hiroki aggiungono poco allo svolgimento). Quando poi si giunge alla revenge story di Zenjiro (l’attore feticcio di Zeze, Satō Kōichi), sconfessato nel suo progetto ecologista – mangerà le zolle come in un’ultima comunione eucaristica – ci si avvicina alla disfatta della “Terra Promessa” del titolo, ma ci si allontana fin troppo dal mistero principale per cui siamo disposti ad arrivare alla fine della storia.
Daniele Badella
Titolo originale: 楽園 (Rakuen); regia e sceneggiatura: Zeze Takahisa; soggetto: Yoshida Shūichi, dai racconti brevi Aota Y Jiro e Yorozuya Zenjiro contenuti in A Collection of Crime Stories (Shogakukan, 2016); fotografia: Nabeshima Atsuhiro; montaggio: Hayano Ryō; interpreti: Ayano Gō (Nakamura Takeshi), Sugisaki Hana (Yukawa Tsumugi), Satō Kōichi (Tanaka Zenjiro), Murakami Nijirō (Nogami Hiro), Kataoka Reiko (Hisako); produzione: Chiwata Hidehisa, Hashiguchi Kazunari, Ninomiya Naohiko, Kadokawa Pictures (distributore); durata: 129’; data di uscita: 18 ottobre 2019 (Giappone).