RED POST ON ESCHER STREET (Eschaa dori no akai posuto, SONO Sion, 2020)
SPECIALE NIPPON CONNECTION (Francoforte, 1-6 giugno 2021)
Il film partecipa anche al 18° Asian Film Festival (Roma, 2021)
★★★
Il racconto è racchiuso in una lunga giornata di provini per un film, durante la quale di fronte al regista Kobayashi, ai suoi assistenti e al produttore, avrà luogo una sfilata di improbabili, ma appassionati, aspiranti attori.
Partendo da una comunicazione in forma “datata” come quella postale ( la lettera per richiedere di essere ammessi all’audizione, che tutti i partecipanti devono spedire da buche delle lettere rosse e totemiche), senza quindi cedere alle suggestioni, e ripercussioni, della rete, Sono sembra voler concentrare lo sguardo: la riflessione è senz’altro sul mondo del cinema, popolato da produttori senza scrupoli, stelline sponsorizzate alle quali non si può rifiutare una parte, ma anche da rivoluzionarie comparse, decise a riprendersi uno spazio sulla scena. È la formula di metacinema già sperimentata in Why Don’t You Play in Hell? (2013) o Antiporno (2016), con la quale il regista punta al cuore pulsante della rappresentazione, con un effetto strabordante nella parte finale del film, quella in cui la contaminazione è all’opera in ogni aspetto: le divette vengono soppiantate dalle attrici in erba piene di talento e passione, le comparse combattono per il favore della camera, le riprese realizzate dai cellulari dei bambini si confondono con quelle ufficiali. L’”ipertrofia” provocata dal moltiplicarsi dei personaggi, le cui vicende precedenti il provino si incastrano a formare un affresco dai colori accesi, non esclude che se ne possano apprezzare rimandi e geniale composizione, come ad esempio nel caso del gruppo delle fan del regista, sempre vestite di bianco e dall’approccio ascetico-fanatico, che ricordano le adepte della Zero Church in Love Exposure (2008); oppure quello delle amiche in kimono che si esibiscono in pose teatrali, o che si lanciano addosso secchiate di vernice, con un rimando al già citato Antiporno.
Riappaiono le famiglie disfunzionali di precedenti film, da Strange Circus (2005) a Noriko’s Dinner Table (2006), nuclei nei quali gli aspetti negativi, come tensioni e conflitti, sono predominanti rispetto a quelli positivi: Kiriko è una giovane vedova che abita in casa con la madre e con il suocero, con cui quest’ultima convive; dietro l’aggressività dissociata di Yukiko si cela un passato traumatico con un padre molestatore morto suicida.
Il giovane e promettente regista, dall’aspetto angelico e ispirato, non è esente da convivenze più o meno pacifiche con i propri demoni e si lascerà anche andare a un attacco d’ira in piena regola nel momento cui il sistema sembrerà avere la meglio su di lui e sulle sue aspirazioni. Ma in conclusione drammi, tensioni, emozioni e soprattutto il caleidoscopio di personaggi, tutto e tutti convergono nel tripudio delle riprese, nella celebrazione di quel cinema nel cinema, momento catalizzatore di ogni energia.
Claudia Bertolé
Titolo originale: エッシャー通りの赤いポスト (Eschaa dori no akai posuto); regia, sceneggiatura e montaggio: Sono Sion; fotografia: Suzuki Masaya; interpreti: Fujimaru Sen (Yasuko Yabuki), Mala Morgan (Katako), Yamaoka Tatsuhiro (Kobayashi Tadashi), Nawata Canon (Matsumoto Hirona), Kohira Matsuri (Kiriko), Kurokouchi Riku, Fujita Tomoko, Suwa Tarō, Watanabe Tetsu, Fukikoshi Mitsuru; produzione: Hikoki Films International, AMG Entertainment; durata: 148’; prima proiezione pubblica: 9 ottobre 2020 (Valdivia International Film Festival).