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SONATINE CLASSICS

SONATINE

Il blog dedicato al cinema giapponese contemporaneo e classico

ROMANCE DOLL (Romansu Dōru, TANADA Yuki, 2020)

Presentato al Far East Film Festival 22 

★★★

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Il giovane Tetsuo al centro di Romance Doll di Tanada Yuki non è il metallico ibrido di Tsukamoto, bensì un mite laureato che accetta il bizzarro lavoro di fabbricatore di sex dolls per adulti, grazie al quale incontra e si innamora della bella Sonoko, assunta come modella ispiratrice per la costruzione dei manichini, sotto la supervisione del più anziano capomastro Aikawa, che da anni tenta di riprodurre l’archetipo della bambola perfetta. La relazione presto nata tra Tetsuo e Sonoko verrà messa in crisi da un terribile evento…  


L’opera di Tanada Yuki è un curioso e delicato dramma intimista sulla formazione e lo sfaldamento di una coppia. Una riflessione umanista sul modello e il simulacro come calchi della memoria del corpo e delle sue pulsioni spente, del calore e della passione smarrita. Inizialmente, pur senza eccessi caricaturali, predominano il weird e l’ironia, i personaggi sopra le righe come il signor Aikawa, i toni lievi e musicali di una commedia indie di vicendevoli segreti e speculari vis-à-vis domestici. Con il protagonista che nasconde alla premurosa moglie il suo vero lavoro (lei, ammirata, lo crede illuminato scienziato di protesi mammarie a scopo medico), ignaro del fatto che lei stessa custodisca un segreto. Si ha quindi una decisa virata drammaturgica quando il topic demiurgico della costruzione della bambola, incarnato nella hybris ossessiva e decisamente lubrica del signor Aikawa, viene trasferito nelle mani di Tetsuo parallelamente all’emergere della sua crisi coniugale. 

La semplice ricerca del feticcio artefatto si converte allora in un profondo atto di rispettosa devozione amorosa, che recupera e preserva il contatto con l’unicità del corpo dell’amata. Scelta probabilmente teorica e politica, dietro il pretesto narrativo di infondere l’anima in un automa inanimato, quella di insufflare l’autenticità, il pathos erotico della nuda pelle e delle sue superfici, all’interno di una produzione in serie altrimenti anonima, plastificata e indifferenziata, che insegue le spietate logiche della concorrenza e dello sfogo sessuale e consumista di massa. 

Tanada Yuki trova la forma più adatta per stringere la prossimità affettiva della coppia in uno stile quieto e cristallino, che alterna luci fredde e calde seguendo bollori e ricadute sentimentali, amplificando progressivamente intensi e dilatati primi piani. Una rieducazione, senza moralismi edificanti, a un palpitante cinema della tattilità fatto di immagini che cercano di restituire il senso e il piacere del contatto e della fusione dei corpi. Le mani di Tetsuo avvicinate ai seni di Sonoko sono ritratte con un candore senza complicità, come infantile e primigenia scoperta del femminile. A chiusura del cerchio, è la stessa iniziazione suggerita da Tetsuo al gruppo di ragazzini radunati attorno a una donna di plastica rinvenuta sulla spiaggia: né mostro felliniano, né femmina di sabbia del The Master di P.T. Anderson, ma un primo modello per approcciarsi a un corpo ancora sconosciuto.

Daniele Badella

 

Titolo originale: ロマンスドール (Romansu Dōru); regia e sceneggiatura: Tanada Yuki; soggetto: dal romanzo omonimo di Tanada Yuki; fotografia: Otsuka Ryo; montaggio: Miyagima Ryūji; musica: Sebu Hiroko; interpreti: Takahashi Issey (Kitamura Tetsuo), Aoi Yū (Kitamura Sonoko), Watanabe Eri (Tashiro Maria), Kitarō (Aikawa Kinji); produzione: Nagata Yoshihiro, Minatoya Yasushi, Komeyama Kanako; durata: 123’; prima europea: Far East Film Festival 22 (edizione 2020)

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