Il Rotterdam Film Festival è sempre stato molto attento alla cinematografia giapponese, specialmente quella di confine tra prodotti dell’industria e lavori indipendenti. È nella città olandese che nel 1999 fu proiettato Audition di Miike Takashi, un evento che assunse toni quasi leggendari con svenimenti, uscite dalla sala e grida di disprezzo da parte di alcune persone del pubblico. Merito del festival è anche quello di avere (ri)scoperto il genio di Kumashiro Tatsumi, indiscusso re del roman poruno, con una retrospettiva nel 1996 e l’anno prima con un’altra rassegna dove venivano presentati per la prima volta al pubblico occidentale i pink eiga di Sano Kazuhiro, Satō Toshiki, Zeze Takahisa e Satō Hisayasu, i cosiddetti pinku shitenno, i quattro imperatori del cinema pinku.
L’edizione di quest’anno comincia proprio oggi, 27 gennaio, e si protrarrà fino a domenica 7 gennaio e anche questa volta la presenza di film giapponesi
è abbastanza nutrita. La maggior parte sono lavori già usciti in Giappone o presentati in qualche evento festivaliero lo scorso autunno. Per chi si trovasse a Rotterdam per l’occasione consigliamo senz’altro di non perdere 100 Yen Love con Andō Sakura, The Whispering Star di Sono Sion e Happy hour, il fluviale film di Hamaguchi Ryūsuke che molto ha impressionato al Locarno Film Festival dell’anno scorso e che figura in molte best ten lists del 2015. Sarà presente poi anche l’ultimo film di Adachi Masao, Artist of Fasting (Danjiki geinin, 2015), libera interpretazione di un racconto di Kafka e lavoro che durante la proiezione in anteprima al FCCJ di Tokyo ha scandalizzato e disgustato più di qualcuno. Ad Adachi sarà poi dedicata una piccola retrospettiva con alcuni dei suoi film, su tutti AKA: Serial Killer (1969), espressione cinematografica di quella teoria del paesaggio (fūkeiron) che, a cavallo fra gli anni sessanta e settanta, alcuni registi ed intellettuali svilupparono su pellicola e su carta.
Un film piuttosto oscuro, che anche in Giappone ha avuto una distribuzione praticamente inesistente, ma che merita probabilmente la visione, è Ow di Suzuki Yohei, lungometraggio che figurava nella best ten di Tony Rayns del 2014 e che addirittura veniva paragonato dallo studioso ai primi lavori di Ōshima Nagisa.
Ma ecco la panoramica completa dei film giapponesi presenti a Rotterdam (come sempre, in grassetto cliccabile i film da noi già recensiti):
An (id., 2015
) di Kawase Naomi
Gonin saga (id., 2015) di Ishii Takashi
Sharing(id., 2014) di Shinozaki Makoto
Ow (Maru, 2014) di Suzuki Yōhei
Artist of Fasting (Danjiki geinin, 2015), di Adachi Masao
Pietà in the Toilet (id., 2015) di Matsunaga Daishi
The Shell Collector (id., 2016) di Fubota Yoshifumi
Too Young to Die (Kushite shinu, 2016) di Kudo Kankurō
The Whispering Star (Hisohiso hoshi, 2015), di Sono Sion
The Dork, the Girl and the Douchebag (Kuzu to busu to gesu, 2015) di Okuda Yōsuke
[a cura di Matteo Boscarol]