Jobanni no shima (ジョバンニの島, Giovanni’s Island)
Jobanni no shima (ジョバンニの島, Giovanni’s Island). Regia: Nishikubo Mizuho. Soggetto: Shigemichi Sugita. Sceneggiatura: Shigemichi Sugita, Yoshiki Sakurai. Produttore: Yoshiki Sakurai. Musiche: Masashi Sada. Durata: 102 min. Uscita in Giappone: 22 febbraio 2014.
Agosto 1945. La Seconda Guerra Mondiale è ormai giunta al termine e il Giappone ha già dichiarato la sua resa. I fratellini Kanta e Junpei vivono in una piccola isola a nord dell’arcipelago che, immediatamente dopo la fine del conflitto, viene invasa dalle vincitrici truppe sovietiche provenienti dalla confinante Russia. Inizia così per gli abitanti un difficile periodo fatto di privazioni e continue minacce di deportazione. Nel frattempo i due piccoli fanno amicizia con Tanya, una bambina russa figlia di un corpulento maggiore dell’esercito.
Vincitore di numerosi premi nel 2014, tra cui il Premio della Giuria all’Annecy International Animation Film Festival, il Satoshi Kon Award al Fantasia Film Festival, e candidato all’Oscar 2015 come miglior film d’animazione, Giovanni’s Island consente a Nishikubo Mizuho (classe 1953) di fregiarsi dello status di autore della Japan Animation, dopo una lunga gavetta passata a ricoprire i ruoli di sceneggiatore, direttore delle animazioni e regista tra serie TV, OAV e lungometraggi minori. Giovanni’s Island mette al centro la struggente storia di due fratellini orfani di madre – cresciuti dal padre (ufficiale dell’esercito), dal nonno (un umile pescatore) e con la fugace presenza dello zio, uno scanzonato personaggio che vive dei guadagni del fiorente mercato nero – durante quello che fu probabilmente il periodo storico più difficile per il Giappone, all’indomani della resa incondizionata.
L’ambientazione bellica e la centralità delle figure infantili non possono non far pensare a Una tomba per le lucciole (Hotaru no haka, 1988) di Takahata Isao – regista col quale, tra l’altro, si contende l’Oscar 2015 grazie al più acclamato La storia della principessa splendente (Kaguya – hime no monogatari)- sebbene il lavoro di Nishikubo sia del tutto privo di quel lirismo tragico che ha reso la vicenda con protagonisti i fratellini Seita e Setsuko un unicum nella storia dello Studio Ghibli. Giovanni’s Island è infatti un gekiga nel quale l’elemento drammatico funge da appoggio, da premessa sulla quale costruire una storia con al centro la questione dell’accettazione e della comprensione dell’altrui diversità. Un’isola abitata da pescatori giapponesi subisce lo shock dell’incontro/scontro culturale con la vicina e nello stesso tempo lontanissima Russia, incarnata dalla figura ostile dell’esercito invasore.
Come sempre, sarà il mondo dei bambini a costituire un ideale ponte unificatore, un sentiero fatto di linguaggi universali che consente a Tanya, a Kanta e a Jinpei di comunicare nonostante il diverso idioma. Ed è infatti nella scena più emblematica del film che quel sentiero si materializza, prendendo le fattezze dei binari del trenino giocattolo dei fratellini che, passando attraverso le aperture delle pareti della casa confinante di Tanya, fa nascere l’amicizia tra loro. E sarà ancora un treno, questa volta immaginario, a legare per sempre i due fratelli: il treno che viaggia attraverso la Via Lattea nel quale Kanta salirà da solo, proprio come nel racconto di Miyazawa Kenji al quale si ispira questo film (Una notte sul treno della Via Lattea, Ginga tetsudō no yoru) e che i due fratelli non smettono mai di leggere nel corso della vicenda.
Un film lucido, garbato e poetico – nonostante una diffusa mancanza di incisività nella sceneggiatura – a dimostrazione che la qualità dei lungometraggi animati di genere non è sempre un’esclusiva dello Studio Ghibli. [Giorgio Mazzola]