PRIOR CONVICTIONS (Zenkamono, KISHI Yoshiyuki, 2022)
Sonatine Contemporanea
di Paolo Torino
Kishi Yoshiyuki (Wilderness, 2017) torna alla regia con Prior Convictions, un thriller che ruota attorno al quesito “può un assassino essere reinserito nella società?”. L’opera è tratta dal manga Zenkamono di Kagawa Masahito e Tsukishima Toji ed era stata precedentemente trasposta in una serie televisiva divisa in sei episodi, intitolata Prior Convictions: Rookie Probation Officer, Kayo Agawa.
Agawa Kayo lavora per un ente statale che supervisiona il percorso di riabilitazione sociale di cittadini in libertà vigilata. Tra questi vi è Kudo Makoto – che è stata in carcere per l’omicidio di un funzionario dell’orfanotrofio che lo ospitava – con cui stringerà un forte legame emotivo. La riabilitazione di quest’ultimo procede a gonfie vele, fino alla comparsa di un personaggio misterioso: Minoru, che risulterà poi essere suo fratello e il responsabile dietro la scia di sangue che sta gettando la città nel terrore. In uno slancio di amore fraterno, Kudo deciderà di aiutarlo a nascondersi, attirando a sé sia le attenzioni del detective Shinji Takimoto sia i dubbi sulla sua reale bontà da parte di Agawa. Scoperto il nascondiglio, e ormai braccato dalla polizia, Minoru confesserà che tutti gli omicidi commessi sono da associare all’infanzia turbolenta in orfanotrofio, per poi suicidarsi. Kudo finirà in prigione in attesa di giudizio e Agawa capirà che i dubbi avuti su di esso sono infondati.
Kishi mette subito in opposizione la genesi narrativa dei due protagonisti: da un lato si ha il flashback iniziale che mostra una giovanissima Agawa in riva al mare reprimere a malapena l’istinto di baciare Takimoto, con il lavoro della regia che dona una connotazione ultraterrena all’ambiente grazie a un gioco di luci che sfoca il contorno dei corpi in scena e sovraespone in maniera innaturale il paesaggio; dall’altro abbiamo l’orfanotrofio, luogo quasi mai in scena se non tramite riflessi o immagini sfocate, che produce creature fantasmatiche come Kudo e Minoru, due figure scarne con quest’ultimo fuori da ogni controllo del regista, viste le modalità con cui appare in scena (irrompendo nel gioco di piani, fig.1) e si congeda dal film (suicidandosi). Questa grande contrapposizione è frutto del meccanismo certosino che il regista olia mettendo sistematicamente in dialogo elementi opposti come la castità di Agawa con la dissolutezza delle amiche, i capelli neri di Kudo con i capelli bianchi di Minoru – a simboleggiare lo yin e lo yang –, il rigore metodologico di Takimoto con l’improvvisazione di Agawa. Persino nel rispondere al quesito simbolo del film “può un assassino essere reintegrato nella società”, il regista si avvale del meccanismo creato, chiudendo gli archi narrativi dei due personaggi in maniera totalmente differente: il volto di Kudo piangente e in carcere che contrasta il primissimo piano di un’Agawa sorridente che guarda in camera. Una risposta ambigua a un quesito complesso.
Titolo originale: 前科者 (Zenkamono); regia, sceneggiatura e montaggio: Kishi Yoshiyuki; soggetto: dal manga ‘Zenkamono’ di Kagawa Masahito e Tsukishima Toji; fotografia: Natsumi Kōzō; musica: Iwashiro Tarō; interpreti e personaggi: Arimura Kasumi (Agawa Kayo), Gō Morita (Kudō Makoto), Isomura Hayato (Takimoto Shinji), Wakaba Ryūya (Minoru), Makita Sports Suzuki (Mitsuru), Ishibashi Shizuka (Saitō Midori), Kitamura Yukiya (Takamatsu Naoharu), Uno Shōhei (Matsuyama), Lily Franky (Tōyama Fumio), Kimura Tae (Miyaguchi Ema); produttori esecutivi: Shirato Hiroyuki, Fuke Yasukata; produzione: Nikkatsu, TV Man Union, WOWOW; distribuzione: Nikkatsu, Golden Scene, WOWOW; durata: 133’; prima uscita in Giappone: 28 gennaio 2022.