IS THIS HEAVEN? (Tengoku ka, koko?, IMAOKA Shinji, 2023)
OSAKA ASIAN FILM FESTIVAL 10-19 MARZO 2023
di Matteo Boscarol
Continua il percorso personale di uno dei registi giapponesi più eclettici in circolazione, qui in un film apparentemente leggero e surreale ma che colpisce al cuore, affronta temi quali la mortalità e i fallimenti che ognuno incontra durante la propria vita.
Paesaggio costiero, mare e delle pale eoliche che girano all’orizzonte parzialmente nascoste dalle verdi montagne, Nobuo, un uomo di mezza età, cammina barcollando su una spiaggia con in mano una lattina di chūhai (bevanda alcolica gassata venduta in lattina nei supermercati), spaesato e non sapendo esattamente dove si trovi, prende un foglio di carta da terra su cui c’è scritto “é questo il paradiso?”.
Comincia così l’ultimo lavoro di Imaoka Shinji, autore prolifico che nel corso della sua carriera, da circa tre decenni decenni ha sviluppato un modo di fare e intendere il cinema molto personale. Dagli inizi nel pink eiga ad una produzione successiva che dal genere softcore giapponese ha preso la rapidità di realizzazione e una durata che raramente supera le due ore, Imaoka ha continuato ad infondere nei suoi film il gusto per l’assurdo, il comico ed il surreale che sono probabilmente diventati uno dei tratti distintivi del suo cinema. Per avere un’idea dei suoi ritmi, forse complice anche una distribuzione particolare vista la pandemia, nel solo 2022 il regista ha infatti fatto uscire ben quattro film, presentando i suoi film in selezionati cinema, specialmente nella sua zona natia, Kansai.
Questa libertà espressiva, che non sempre si tramuta in lavori riusciti, funziona alla perfezione in Is This Heaven? presentato in anteprima all’edizione del 2023 dell’Osaka Asian Film Festival, un lavoro di poco più di un’ora, fra il sogno e il racconto simbolico e con una leggerezza di tocco che però cela riflessioni più serie sulla mortalità e le relazioni personali. Il film è strutturato come un vagabondaggio per le spiagge dove Nobuo incontra alcune persone che ha incrociato, in un modo o nell’altro durante la sua vita, fra cui la moglie Mayuko, il di lei ex marito Takeshi e la giovane Yumika. Ogni breve capitolo di questa erranza è intitolato e caratterizzato da una bevanda alcolica, si parte come detto dal chūhai, si passa per il sakè, fino ad arrivare al whisky, tutte bevande che i protagonisti ritrovano sulla spiaggia e che funzionano come focolare attorno al quale discorrere e riflettere sul passato. Il cast, la maggioranza del quale era già presente in Reiko and the Dolphin (2019) dello stesso regista, è perfetto nel dare un tono vissuto ad ognuno dei personaggi, anche quando questi sono più giovani. Il lavoro funziona non solo grazie a questa interazione fra i personaggi, ma anche grazie ai luoghi catturati e portati sullo schermo, le spiagge di Izumo, in Shimane, dove si trova l’Izumo Taisha, uno dei santuari più importanti del Giappone. La scelta di Shimane come location dona al film una valenza spirituale, ma, essendo la prefettura forse una delle zone dell’arcipelago giapponese meno conosciute e visitate, anche un ulteriore significato, quello di trovarsi in un luogo dimenticato e dove si svolgono storie di persone comuni, spesso poco raccontate. L’elemento di continuità formale che tiene assieme il vagabondare di Nobuo e degli altri protagonisti per le spiagge sono le musiche che avviluppano tutta l’azione, fin dalla primissima scena, e che si rivelano una delle parti più riuscite di tutto il lavoro.
C’è nei movimenti e nella caratterizzazione di Nobuo che quasi danza, e nell’andamento sognante della storia, un’evidente richiamo al mondo degli yōkai, specialmente il kappa, figura già peraltro protagonista di alcuni lavori di Imaoka, in quanto l’uomo è stato una sorta di giullare quasi ai margini della società che non ha avuto particolare successo in vita. Anche tutti gli altri protagonisti sembrano essere, se non esclusi dalla società, almeno abitare quella zona liminare e periferica ben simbolizzata degli shotengai, non mostrati nel film ma che ritornano spesso nelle conversazioni. Si tratta di mercati coperti o benjaminiani passages in disuso e non più popolari che al giorno d’oggi, anche a causa del massiccio avvento dei centri commerciali, sono sempre più diventati luoghi spopolati e colmi di negozi con le persiane chiuse (shattagai). Questo senso di fine di un’era, qui della propria vita, e bene ricordare che siamo infatti in una sorta di paradiso, è quindi il tema centrale del film, che però viene affrontato e messo in immagini con una certa serenità e con la nostalgica e positiva presa di coscienza che ognuno, sebbene fra svariati fallimenti, ha fatto del proprio meglio.
Titolo originale: 天国か、ここ?(Tengoku ka, koko?); regia: Imaoka Shinji; sceneggiatura: Nakano Futoshi, Satō Minoru; interpreti e personaggi: Kawaya Hidetoshi (Nobuo), Takeda Aki (Mayuko), Hiraoka Miho (Yumika), Kawase Yōta (Takeshi), Mizukami Ryūshi (Ueno-san); produzione: Kokuei; distribuzione: Kokuei Eiga Kenkyūbu; uscita in Giappone: Osaka Asian Film Festival 14 ottobre 2023 (anteprima mondiale); durata: 61’.