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SONATINE CLASSICS

SONATINE

Il blog dedicato al cinema giapponese contemporaneo e classico

New Religion (id., KONDO Keishi, 2022)

Sonatine Contemporanea

di Davide Parpinel

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La nuova religione prevede omicidi, atti di terrorismo, fotografie e manipolazioni. La diffusione della nuova religione prevede anche di non avere più possesso del proprio corpo. 

Miyabi sta leggendo il romanzo Gita al faro di Virginia Woolf seduta al tavolo di casa sua. Presa dalla lettura, non vede la figlia, intenta a giocare sul balcone, cadere giù. Il dolore della donna è grande a tal punto che decide di divorziare. Passa il tempo e Miyabi vive con il suo nuovo fidanzato, un musicista, sempre nella stessa casa. La vita della donna procede stancamente e nel rimorso di quell’incidente. Nel suo lavoro quotidiano, un giorno incontra un cliente parecchio strano, gelido nel viso che le chiede di poterle fare delle fotografie al corpo. A mano a mano che l’uomo si impossessa fotograficamente della donna, lo spirito della figlia riappare e domina la vita cosciente e incosciente di Miyabi. Intanto attorno a lei accadono strani omicidi, ricondotti ad altre donne, sue amiche, che hanno, a loro volta, incontrato quell’uomo parecchio strano. 

New Religion, opera prima del regista Kondo Keishi, girato con un basso budget e nei fine settimana insieme a un gruppo di amici, si presenta come un film disturbante e a tratti poco chiaro. La storia drammatica di Miyabi sfugge alla comprensione dello spettatore per buona parte del suo svolgimento, perché il regista organizza la storia molto sul non-detto, lasciando alla deduzione di chi guarda la possibilità di mettere insieme tutti pezzi. Questo può essere un limite, ma è anche il pregio della pellicola. Riavvolgiamo il nastro della storia.

Miyabi ha perso la figlia, di non più di cinque anni, in un tragico incidente. Divorzia, convive con un uomo impalpabile nella sua vita che forse le serve solo per condividere le spese domestiche, e si costerna ogni giorno di più per quanto accaduto alla figlia. La fonte di guadagno della sua vita è avere rapporti sessuali a pagamento e passa le sue giornate in una sorta di scantinato in attesa che qualcuno la chiami perché è desiderata da un cliente. Una vita misera, emarginata, quasi inesistente. Uno di questi clienti, un giorno, dal volto serio, rigido, le chiede di fotografare arto dopo arto tutto il suo corpo, come se volesse impossessarsene. Miyabi si ricorda che quell’uomo l’ha già visto, tempo prima, quando passeggiava con la figlia e in quell’occasione lui scattò a entrambe una fotografia. L’uomo misterioso, quindi, sembra voler possedere la vita della donna, fino a quando le dice che se gli concede il suo corpo (letteralmente, nel senso che diventa suo), potrà vivere in un eterno sogno in cui stare con sua figlia. Ecco, questo è il punto centrale di New Religion, questo scambio, questo baratto: la vita corporea per la fine della sofferenza terrena. Miyabi riesce a vivere meglio così? Forse si. La vera domanda, però, è: cosa se ne fa di questi corpi l’uomo misterioso? Questa è una deduzione, messa insieme dai pezzi del film. L’uomo li riprogramma, come si vede in una scena molto vicina al cinema di Cronenberg, in cui l’autista che riaccompagna a casa Miyabi dopo aver assolto alle sue prestazioni a pagamento, si avventura nel laboratorio dell’uomo e vede come dalle fotografie i corpi si rigenerano. Quindi la riprogrammazione serve, a sua volta, a creare caos sociale, omicidi, atti terroristici, morti improvvise.

Questi corpi senza anima vagano per la città come fossero zombie e uccidono senza pietà, come capita anche all’amica di Miyabi che nella speranza di riabbracciare il padre defunto, concede la sua esistenza all’uomo misterioso. Come mai quest’uomo, insomma, perpetra questo assurdo progetto? Kondo risponde riferendosi alla cronaca televisiva dei telegiornali in cui sono mostrati alcuni atti terroristici che hanno segnato il Giappone (il riferimento è al movimento Aum Shinrikyō) smascherando la debolezza della società nipponica che si riflette sulle individualità. Miyabi è, infatti, anestetizzata dalla vicenda dalla morte della figlia, ma anche dalla sua vita piatta, consumata in una routine senza lampi e non a caso svolge un lavoro che si fonda sul lasciare che qualcuno si approfitti di lei. Questa sua condizione diviene, così, nella poetica del film, terreno adatto per pensieri nuovi, di nuovi “messia” appartenenti a una nuova religione che arrivano a conquistare nel corso degli anni e dei decenni persone comuni, perse nel loro smarrimento. Nel caso di Miyabi l’anormalità della sua esistenza camuffata da normalità, diventa così il terreno fertile per gesti estremi. Kondo Keishi mostra tutto questo utilizzando per prima cosa primi piani del volto assente e assuefatto della protagonista e, successivamente, la privazione costante di riferimenti narrativi, accennata in precedenza. La pellicola, infatti, nel suo svolgimento è sempre meno legata alla parola, al dialogo, ma sempre di più alla scena, a inquadrature specifiche che non mostrano l’evento, ma lo lasciano intendere (la scena finale nel suo stacco netto ne è la dimostrazione migliore); altri elementi di sviluppo sono il suono disturbante e pressante (in particolare quando deve descrivere il movimento dei corpi) e la musica. Questa è davvero l’elemento linguistico che meglio racconta lo sviluppo del film, che accompagna lo spettatore e gli fa capire cosa sta accadendo. Nel non detto, pertanto, New Religion trova la sua spiegazione e il poco chiaro diviene più chiaro. Il film non è spettacolare, ha un ritmo lentissimo; è un’opera prima che critica aspramente sotto la patina dell’horror e del thriller, della suspense e dell’attesa.

Forse il film è un po’ troppo dilatato nei tempi della narrazione, ma nei suoi livelli d’indagine, da dirigere sicuramente meglio da parte del regista, e nella sua complessità di comprensione in molti tratti, lascia una scia di pensiero allo spettatore, spinto e stimolato, così, a cercare di capire. New Religion è, per tutti questi motivi, la dimostrazione della poliedricità del cinema giapponese contemporaneo. 


Titolo originale: ニューレリジョン (New Religion); regia: Kondo Keishi; sceneggiatura: Kondo Keishi; fotografia: Mishina Sho; montaggio: Kondo Keishi; musiche: Wakamatsu Zeze, Abul Mogard, Matsumoto Akihiko, miimm; effetti speciali: Mitamura Mayo interpreti: Seto Kaho (Miyabi), Oka Satoshi (Oka), Saionji Ryuseigun (Il fidanzato di Miyabi), Nunami Daiki (Aizawa); produzione: Kondo Keishi. SHM Films; prima uscita in Giappone: 13 marzo 2023; durata: 100’

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