Bad Lands (HARADA Masato, 2023)
SONATINE CONTEMPORANEA
di Paolo Torino
Bad Lands è un heist movie che fa del montaggio e della sua protagonista, Hashoka Neri (Andō Sakura), i suoi punti di forza. Ma è anche l’epopea di una donna costantemente in fuga da qualcosa: dal suo ex violento e da coloro che intendono mettere le mani sul bottino. Una fuga lunga due ore e mezza, impreziosita dall’interpretazione “sfuggente” di Andō.
Hashoka Neri si guadagna da vivere facendo truffe telefoniche nella città di Ōsaka. Convincerà il suo boss a ingaggiare Jo Yashiro, fratellastro della protagonista, per un colpo. I due riusciranno con non poche difficoltà a racimolare milioni di Yen, ma decideranno di tenere per sé la refurtiva attirando le ire di svariate persone, tra cui Goya, l’ex di Neri.
La regia di Harada Masato si affida spesso a momenti di dinamicità messa in scena attraverso brevi, vertiginosi piani-sequenza su Neri: questo non solo permette di tratteggiare la vita frenetica della protagonista, ma anche di donare al film la sensazione di fuga permanente. Sì, perché Neri è in costante fuga da qualcosa e a volte si ha la sensazione che stia fuggendo dalla stessa macchina da presa: i piani-sequenza sopracitati, infatti, spesso la ritraggono di spalle intenta a camminare frettolosamente o a scappare (da una colluttazione, per esempio).
Non è solo merito della regia, però. Andō è in stato di grazia e la sua interpretazione vale tutto il film. Nell’introduzione ho utilizzato l’aggettivo “sfuggente” in merito alla sua interpretazione. Questo grazie a una serie di componenti che ne costituiscono le modalità con cui è in scena: l’espressione perennemente subdola, come chi ha qualcosa da nascondere; lo sguardo vispo, spesso nascosto dalla visiera del berretto; la parlata squillante da bimba ingenua, che tuttavia nasconde le zanne di una pantera; la fisicità sempre a metà tra la sensualità felina e la rigidità di chi non può permettersi di perdere nemmeno un secondo. Insomma, Andō è la componente magnetica dell’opera, quella che – in gergo – “vale da sola il prezzo del biglietto”.
Il metronomo di tutta l’opera, invece, è il montaggio. Scandisce il ritmo narrativo dell’opera con sapienza, alternando momenti in cui i tempi del racconto si dilatano, rallentando i battiti della narrazione a sprazzi di furore visivo, composti da sequenze che si sovrappongono con grande velocità. Queste ultime corrispondono ai momenti in cui la protagonista è in scena, facendo sì che il montaggio stesso assuma anche una funzione descrittiva, restituendo così allo spettatore il delirio emotivo che Neri affronta durante l’arco del film.
Bad Lands è questo: un film che vive di improvvise fiammate visive e che trova nei piani sequenza la sua ragion d’essere. Il piano sequenza finale, infatti, non mette più in scena le fughe della protagonista, non la riprende più di spalle: il regista pone la camera di fronte a Neri, che ora non deve più fuggire da qualcosa. Quando un piano sequenza può far riconciliare un personaggio col mondo.
Titolo originale: バッド・ランズ (Bad Lands); regia: Harada Masato; sceneggiatura: Harada Masato, Kurokawa Hiroyuki; soggetto: tratto dal manga Keisou (2015) di Kurokawa Hiroyuki; personaggi e interpreti: Hashoka Neri (Andō Sakura), Jo Yashiro (Yamada Ryōsuke), Goya (Fuchikami Yasushi); fotografia: Kita Nobuyasu; distribuzione: Netflix; uscita in Giappone: 29 dicembre 2023; durata: 143’