KIMBA – IL LEONE BIANCO (Janguru taitei gekijōban, YAMAMOTO Eiichi, 1966)
Japanese Film Festival Online 2024
di Matteo Boscarol
Adattamento per il grande schermo dell’omonima serie televisiva, il film fu realizzato per sfruttare l’enorme popolarità di quest’ultima, secondo alcune fonti, montando le scene di alcuni episodi ed aggiungendone alcune nuove di connessione, secondo altre, realizzando quasi tutto il lungometraggio ex novo.
Su una nave in mezzo all’oceano una leonessa bianca dà alla luce il piccolo Kimba. Quando la madre percepisce che l’imbarcazione è destinata ad affondare, rivela al figlio la storia del padre Panja. Valoroso re della foresta che è morto ucciso dagli umani nel tentativo di difendere gli animali del suo regno.
Janguru taitei, conosciuto in Italia come Kimba – Il leone bianco, è una delle serie animate adattate da manga di Tezuka Osamu più popolari ed ancora oggi più amate, tanto in patria quanto fuori dai confini giapponesi. Il fumetto originale esce fra il 1950 ed il 1954 e dopo la creazione della sua casa di produzione nel 1961, la Mushi Production, Tezuka decide di adattare il suo lavoro per il piccolo schermo, anche visto il successo della prima serie animata prodotta dal suo studio, uno dei lavori che più hanno influenzato lo sviluppo dell’arte animata commerciale nell’arcipelago, Tetsuwan Atomu (Astro Boy, 1963-1966). La serie di Kimba è il quarto lavoro della Mushi Production ma diventa fin da subito uno dei più popolari, il tipico tratto tondeggiante di Tezuka assume nuovi risvolti in quanto si tratta del primo lavoro a colori dello studio che in questo modo sfrutta la popolarità che il mezzo televisivo assume dopo le Olimpiadi di Tokyo del 1964, evento che, fra le altre cose, incrementò in maniera esponenziale il numero di televisori nelle famiglie giapponesi, ora che la classe media aveva raggiunto una certa tranquillità economica. Nonostante la popolarità, la serie si rivela un disastro commerciale a causa di alcune scelte produttive di Tezuka stesso, un artista incomparabile ma non un uomo d’affari altrettanto dotato, ma questa è un’altra storia.
Il lungometraggio qui analizzato fu diretto da Yamamoto Eiichi, storico collaboratore di Tezuka che aveva diretto la serie e che con la Mushi Production starà fino al suo primo fallimento (il 1973) quando realizza uno dei capolavori dell’arte animata mondiale, Kanashimi no Beradonna (Belladonna of Sadness, 1973), ancora una volta però un fallimento al botteghino. Che sia un prodotto realizzato per l’occasione con nuove animazioni, o che sia un film di montaggio formato, come si diceva in apertura, da scene tratte dai vari episodi e da altre aggiunte ex novo, la storia del “ritorno” di Kimba in Africa, l’incontro con gli animali della foresta e le sue avventure contro gli umani prima e un enorme elefante poi, rimangono però inevitabilmente episodiche. Affascinante come traccia di un’epoca fondamentale per lo sviluppo dell’animazione nell’arcipelago, come prodotto rivolto ad un pubblico di giovanissimi il film risulta comunque abbastanza godibile, con alcune scene che rimangono nella memoria. La pelle del padre di Kimba che viene rubata dagli animali della foresta e usata come stratagemma è tanto comica quanto perturbante e ricorda alcune tematiche sviluppate successivamente da Tezuka nel manga Black Jack (1970-1983). Mentre la parte finale con l’arrivo dell’enorme elefante e dei suoi scagnozzi, grazie soprattutto alle musiche di Tomita Isao (uno dei più importanti compositori di musica elettronica del Sol Levante) e ad un uso quasi espressionistico dei colori, riesce a trasmettere il senso di terrore quasi mitico provato dagli animali della foresta.
Titolo originale: ジャングル大帝 劇場版; regia: Yamamoto Eiichi; sceneggiatura: Tsuji Masaki; soggetto originale: Tezuka Osamu; musiche: Tomita Isao; montaggio: Furukawa Masashi, Shimada Yōko, Ogata Harutoshi; genga: Saitō Hiroshi, Hikone Norio, Akahori Kanji; voci: Ōta Yoshiko, Akashi Hajime; durata: 75’; prima uscita in Giappone: 31 luglio 1966.