Koreeda Hirokazu’s Going My Home – Episode 4 (是枝裕和のゴーイング マイ ホーム第4話)
Ryota è alla scrivania nella stanza, di spalle. Dietro di lui si vede scorrere un piccolo cappello rosso a cono. L’uomo se ne accorge, si volta, si piega per guardare sotto il divano e…scopre i piccoli esseri. Prima solo alcuni, poi ne appaiono altri. Sono vestiti come folletti dei boschi, ma è un travestimento in “kuna style”: si tolgono i cappelli, le giubbe e rimangono così, in abiti “normali” ad osservare Ryota che però dopo poco si rende conto che….sta sognando!
Tutta la famiglia si riunisce in ospedale, dato che il nonno si è svegliato dal coma. Giunge anche Sae, che ha finito prima con le riprese del film. L’anziano pronuncia a fatica il nome di Ryota, facendo indispettire Takiko, la sorella, perché non sembra ricordarsi di lei. Arrivano anche Naho e Daichi: inaspettatamente l’uomo si illumina vedendo la ragazza e la chiama Kumi.
Il bizzarro dentista parte da solo per una passeggiata nel bosco e ad un certo punto, giunto in una radura, si mette a parlare tra sé e sé con un tono di voce alto, come se dovesse farsi sentire da qualcuno, a proposito del fatto che «si è svegliato…».
Nel frattempo Moe sembra infastidita perché la madre deve comunque ripartire, per tornare alle proprie occupazioni. Sae se ne accorge e, rimasta sola con il marito, si chiede se siano buoni genitori. Ryota le cita allora un brano del libretto dei kuna trovato al Centro nel quale c’era scritto di non passare la vita a lavorare troppo… Lo vediamo poi in un momento successivo mentre cerca di spiegare alla bambina che la madre è molto occupata perché ama il suo lavoro.
Si comincia ad accennare ad un evento che riguarda i kuna.
Il finale dell’episodio è ancora per padre e figlio: Ryota, in ospedale, racconta al genitore della sua scoperta dei kuna, del piccolo cappello che ha trovato. L’anziano gli spiega che si tratta di creature che creano un collegamento con i defunti. «Il mondo non si esaurisce nelle cose che vediamo».
E poi offre al figlio una banconota. Più tardi, da solo con Moe, mentre la bambina dorme, Ryota guarda pensieroso i soldi ricevuti dal padre.
È ancora una sequenza onirica che segna l’inizio dell’episodio. In questo caso il tono è ironico: i piccoli kuna svelano di travestirsi da creature del bosco per assecondare il proprio ruolo, quasi per non deludere anche esteticamente le aspettative degli umani, che li credono esseri fantastici da fiaba. Più avanti il riferimento ai piccoli esseri torna ad essere più serio: il nonno, risvegliatosi dal coma, spiega a Ryota che si tratta di creature che “avvicinano” al mondo dei defunti. Ritorna allora quella tematica, spesso affrontata dal regista, della perdita delle persone care, del tentativo di creare un collegamento con esse o, soprattutto, con la loro memoria. In questo senso già nell’episodio precedente, con riferimento al contenitore per cibi che Sae e l’assistente avevano recuperato per le riprese del film, il dialogo tra le due donne si era soffermato sui ricordi che avevano nel tempo in un certo senso permeato l’oggetto, passato di mano in mano durante le generazioni della famiglia che lo aveva utilizzato.
Il tema più sviluppato nell’episodio è senz’altro quello che riguarda Sae: una donna che lavora con passione, allo stesso tempo moglie e madre. L’argomento era già stato introdotto nell’episodio precedente, nei dialoghi con la figlia. Koreeda si sofferma sulle espressioni perplesse della donna, sui momenti in cui sembra accorgersi del disagio di Moe nel sentirla lontana. Il marito pare appoggiare la sua scelta ed infatti interviene con la bambina per cercare di spiegarle il punto di vista della madre. Si tratta di un tema delicato e di attualità. Sae viene rappresentata come una donna convinta della propria scelta di vita, che si dedica con attenzione al proprio lavoro, ma che al tempo stesso si pone delle domande sulle proprie decisioni, soprattutto nei confronti della figlia.
Una scena divertente è quella in cui, nel momento in cui tutta la famiglia si trova riunita in ospedale per il risveglio dell’anziano, si attende che questi ricordi e ripeta i nomi dei presenti. L’uomo pronuncia a fatica il nome di Ryota, ma non c’è verso di fargli dire quello di Takiko, nonostante l’incoraggiamento dell’interessata. La donna si arrabbia molto del fatto che il padre non riesca a ricordare il suo nome ed insiste parecchio lamentandosi in modo grottesco ed esagerato con i familiari.
Ritornano i personaggi bizzarri già presentati nel corso degli episodi precedenti, in particolare il dentista che ha lo studio annesso al Centro kuna e anche il tassista sempre sorridente e abbastanza logorroico, che accoglie i nuovi arrivati nella cittadina introducendoli subito in un clima di surrealtà quasi fiabesco. [Claudia Bertolè]