Virgin
Virgin kuchibakka (ヴァージン くちばっか, Virgin WE ARE ALL TALK).
Regia, soggetto e sceneggiatura: Imaizumi Rikiya. Interpreti: Satō Mutsumi (Nakamura Midori), Tamura Kentarō (Ichikawa Osamu), Kawamura Yukie (Nakamura Futaba). Fotografia: Iwanaga Hiroshi. Suono: Kamijo Shintarō.
Virgin The Gorgeous Princess (ヴァージン ゴージャス・プリンセス!, Virgin The Gorgeous Princess). Regia: Furushima Takuya. Sceneggiatura: Iwaka Kotarō. Fotografia: Kimura Kazuyuki. Musica: Sekiguchi Jun. Suono: Kōchi Takuro. Interpreti: Osaki Yuki (Azusa), Umeda Eriko (Rie), Sonobe Kiichi (Okamoto). Durata: 40′.
Virgin fukaku kono sei wo ai subeshi (ヴァージン ふかくこの性を愛すべし, Virgin Love Thy Woman Deeply). Regia e soggetto: Yoshida Kōki. Sceneggiatura: Yoshida Kōki, Saitō Kaori. Fotografia: Shida Takayuki. Suono: Nemoto Asuka. Interpreti: Masaki Sawa (Maemura Kazuyo), Yanagi Shuntarō (Ikeda Ryō), Uchida Chika (Emi). Durata: 42′.
Produzione: Virgin Film Partners.
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Tre giovani registi appartenenti al mondo del cinema indipendente affrontano il tema della perdità della verginità in tre età differenti: sotto i vent’anni; fra i venti e i trenta; fra i trenta e i quaranta.
Nel primo episodio, “Kuchibakka“, Imaizumi Rikiya – già autore, fra l’altro, del documentario musicale Tama no eiga e dell’interessante Koppidoi neko – narra la perdita della verginità di una liceale sedicenne, Midori (Satō Mutsumi) con un compagno di classe, Ichikawa (Tamura Kentarō). In passato, Ichikawa era innamorato della sorella di Midori, Futaba (Kawamura Yukie), ma questa l’aveva respinto. Nel giorno del compleanno di Ichikawa, Midori lo conduce a casa di Futaba e lì gli si concede serenamente. All’uscita, i due troveranno Futaba che aspettava fuori che finissero. L’aspetto interessante e piacevole del mediometraggio sono le numerose scene inframezzate all’incontro d’amore in cui Midori parla con i genitori e le compagne di classe della perdita della verginità. Il tono è candido, a metà fra il timore e la curiosità. E’ proprio questo tono, insieme con i silenzi e le mezze frasi imbarazzate dei due giovani amanti, a conferire al film una freschezza e una autenticità che testimoniano una mano registica sicura e non banale.
Il secondo episodio, “Gorgeous Princess!”, è diretto da Fukushima Takuya, noto per Our brief eternity (2009). Storia di due ragazze che formano uno sfortunato duo manzai (forma di teatro tradizionale giapponese con soli due protagonisti che scherzano parlando velocemente), una Azusa (Osaki Yuki) vergine, complessata e trattata come una bruttona, l’altra, Rie (Umeda Erika), più estroversa e apprezzata dagli interlocutori. Un giorno, però, Azusa, che per vivere fa l’impiegata, riceve una inaspettata dichiarazione d’amore da un collega: è l’inizio di una rinascita che investirà tutta la sua esistenza, inclusa la capacità di recitare e il successo del duo. Pur essendo divertente, è questo l’episodio forse meno originale e scontato. Simpatica è l’idea del duo manzai al femminile ma resta l’assenza di una qualche tensione espressiva come, seppur in forma diversa, si ritrova negli altri due episodi.
Il terzo episodio, “Fukaku kono sei wo ai subeshi“, è firmato da quel Yoshida Kōki che nel 2010, ventinovenne, ha realizzato Kazoku X, uno dei film più intressanti della stagione, poi presentato al Festival di Berlino. E’ il ritratto di una donna trentacinquenne, Kazuyo (Masaki Sawa), che fa la farmacista e vive una vita placida e solitaria. Le sue giornate scorrono uguali senza apparenti emozioni. Un giorno, sul bus che la porta al lavoro, viene importunata da Ryo (Shuntaro Yanagi) ,uno studente più o meno diciottenne che si siede vicino a lei e le tocca le gambe. La reazione di Kazuyo è inizialmente di rifiuto, con la sua mano che cerca di bloccare quella del ragazzo, ma gradualmente la sua stretta si allenta, trasformandosi in imbarazzato e sofferto consenso. Da quel momento, il pensiero del ragazzo la tormenta, inizia a cercarlo alla fermata del bus e quando finalmente per caso lo trova, lo insegue e lo conduce a casa sua, dove farà l’amore con lui, perdendo la sua verginità.
L’accuratezza e la sensibilità con cui Yoshida ritrae i comportamenti e i moti dell’animo della donna sono notevoli. Ondate di emozioni si propagano dalla protagonista allo spettatore solo attraverso dettagli apparentemente minimali ma in realtà fondamentali, come la citata stretta di mano della donna, o il suo guardarsi allo specchio, o ancora la sua semplice imperturbabilità. Lo stile e le capacità espressive di Yoshida sono da autore maggiore, in questo aiutato anche dalla straordinaria prestazione di Masaki Sawa. [Franco Picollo]