Dai giornali giapponesi: “Fugainai boku wa sora wo mita” (ふがいない僕は空を見た, The Cowards Who Looked to the Sky)
Così è anche per questo film. L’opera originale è una serie di racconti di Kubo Misumi, vincitrice del premio Yamamoto Shūgorō. Il liceale Takumi (Nagayama Kento) e una casalinga (Tabata Tomoko), mentre sono travestiti con i costumi dei loro personaggi di anime preferiti, fanno sesso. Qualcuno mette su internet le fotografie e il video del loro incontro. Parallelamente, il migliore amico di Takumi (Kubota Masataka) continua la sua vita di estrema povertà in una casa popolare con la nonna affetta da demenza senile.
Il rapporto sessuale tra il liceale e la casalinga è crudo al punto da essere indicato dalla Commissione per la Censura come vietato ai minori di 18 anni. Nell’illustrazione del rapporto fino a un punto del genere c’è la volontà di stare vicino ai due che sprofondano nell’abisso. La necessità vitale del loro desiderio conferisce all’erotismo un’intensità estrema.
Nel passaggio dai racconti al film, le varie storie di Takumi, della casalinga e dell’amico di Takumi che lotta per sottrarsi alla miseria sembrano tutte pezzi separati. Queste varie storie, si concludono felicemente come affermazione della vita attraverso il lavoro della madre di Takumi come levatrice.
Come trovata narrativa però non funziona. Piuttosto, ciò che conferisce forza al film è la descrizione di Tanada che non è mai fredda e lontana mentre dipinge il gruppo di persone. Non si può forse dire che questa sia femminilità?
[Kokaji Katsuo – Yomiuri Shinbun Online 23/11/2012 – Traduzione libera di Franco Picollo]