Koppidoi neko (こっぴどい猫, Catch a Terrible Cat)
Koppidoi neko (こっぴどい猫, Catch a Terrible Cat). Regia, soggetto, sceneggiatura e montaggio: Imaizumi Rikiya. Fotografia: Iwanaga Hiroshi. Musica: Matsumoto Akira. Produttori: Ichinose Yutaro, Konishi Ryōichi, Teshima Shoichi. Produzione: Spotted Productions. Interpreti: Komiya Kazuha, Moto Fuyuki, Aoyama Kaori, Gotō Yūmi, Hirai Shōgo, Imaizumi Rikiya. Durata: 130′. HD. Uscita nelle sale giapponesi: 28 luglio 2012.
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Il quasi sessantenne Tanaka è uno scrittore che da molto tempo oramai non scrive più, in parte a causa della morte della moglie, in parte, forse, per l’età. Un giorno nel locale che frequenta abitualmente assieme al suo “allievo” scrittore, conosce la giovane Sayo. Fra l’uomo e l’introversa ragazza nasce un particolare rapporto ed una complicità tutta sostenuta dal non detto. A questo rapporto segreto si intrecciano in vari modi le rispettive e disastrate relazioni di coppia dei figli di Tanaka, della proprietaria del locale e del giovane scrittore. Tutte queste situazioni confluiscono verso la festa del sessantessimo compleanno dell’uomo dove tutti si riuniranno ed i nodi verranno al pettine.
Presentato in anteprima al Yubari International Film Festival Koppidoi neko è decisamente una delle piú piacevoli sorprese di questo 2012. Realizzato praticamente con un budget minimo, il film è, nei suoi toni da commedia, ora brillante ora amara, la descrizione della crisi interiore di un sessantenne e dei personaggi, tutti più giovani di lui, di figli, amici o conoscenti che lo circondano. Se i sessant’anni fino a non molto tempo fa erano considerati la soglia della terza età, al giorno d’oggi, specialmente in un paese longevo come il Giappone, rimangono un passaggio verso un’ulteriore fase della vita adulta. Chiunque sia stato in Giappone sa benissimo come la fascia di popolazione più attiva sia proprio quella degli over sessanta: tempo libero, disponibilità economica ed energia e vitalità che fanno impallidire i più giovani. Da queste implicite premesse parte anche il regista Imaizumi Rikiya, focalizzandosi e giocando abilmente con la vita sentimentale (e sessuale assente) del protagonista. La sua relazione platonica con la giovane Sayo si intreccia con una serie infinita di tradimenti o di amori segreti di praticamente tutti coloro che lo circondano. La figlia e suo marito, il giovane scrittore, fino alla proprietaria del locale dove spesso si reca il protagonista. Una commedia degli equivoci che trova una sorta di catarsi nel sorprendente finale, comico, amaramente realista ma con un sano tocco di surreale pazzia che rende unico Koppidoi neko. Questo particolare tono trova la sua peculiare espressione nelle brevi scene in cui il regista stesso interpreta, magnificamente, un malato terminale di cancro, una delle quali apre il film senza apparente connessione con il proseguio della pellicola. Figura magrissima ed allampanata, Imaizumi fa virare il suo personaggio, nei pochi minuti che resta sullo schermo, da un sentimento di realistica disperazione nella prima apparizione, ad una stralunata ed assurda comicità verso la fine. Ma la bravura del regista e del suo staff è anche quella di saper creare un paesaggio umano minimalista molto delicato e complesso avvalendosi di un’ottima fotografia, da ricordare almeno gli intensi primissimi piani di Sayo e l’uso della luce naturale, ed alla bella musica per pianoforte che la giovane suona nei loro incontri per Tanaka. Una menzione speciale all’interpretazione del protagonista da parte del veterano Moto Fuyuki, specialmente lo stravolgimento finale, ed alla brava e bella Komiya Kuzuha nella parte della giovane amante.
In conclusione si può certamente dire che Koppidoi neko, nel suo tono leggero ma acutamente fuori dai cardini, è un lavoro che in certi momenti ci ha ricordato pur nella sua diversità, il miglior Ishii Katsuhito, quello surreal poetico di Cha no aji per intenderci, e che fa ben sperare per la futura carriera cinematografica di Imaizumi. [Matteo Boscarol]