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Il blog dedicato al cinema giapponese contemporaneo e classico

Hanbun shojo to zero otoko (半分処女とゼロ男, Zero Man vs. The Half-Virgin)

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Hanbun shojo to zero otoko (半分処女とゼロ男, Zero Man vs. The Half-Virgin). Regia, soggetto e sceneggiatura: Satō Sakichi. Fotografia: Nakai Akio. Montaggio: Mashita Masatoshi. Scenografia: Isomi Toshihiro. Musica: Kanayama Kentarō. Interpreti: Hoshino Miho, Itakura Chihiru, Shijimi, Yamamoto Hiroshi, Don Brown. Produttori: Matsushita Jun’ichi (produttore esecutivo), Matsushita Tatsurō, Okuno Kunihiro, Onuki Hideki per ArtPort. Durata: 105′. Uscita nelle sale giapponesi: 1 ottobre 2011.

Un giovane poliziotto viene improvvisamente colpito da una strana amnesia a seguito della quale si ritrova dotato di strani poteri. Ogni qualvolta è eccitato sessualmente e meglio ancora quando si masturba, riesce a vedere dei numeri che compaiono sulla fronte delle persone. È così che comincia ad indagare sulle vite apparentemente normali delle persone che lo circondano. 
Nel cinquantenario dell’uscita  nelle sale giapponesi, anche se venne ritirato per oscenità subito dopo, di quello che viene considerato il primo pinku eiga, Nikutai no ichiba [Il mercato della carne] di Kobayashi Satoru, come se la passa  il genere che ha lanciato così tanti registi e modificato la cinematografia giapponese? Non esattamente troppo bene, si direbbe. A fronte di una produzione che continua ancora oggi, bisogna infatti notare come il genere abbia perso quella capacità di offrire spazio per la sperimentazione e la libertà espressiva dei registi, appiattendosi notevolmente sulle tematiche esclusivamente erotiche. 
C’è però un interessante progetto che sembra avere in parte preso il posto che fu dei pinku eiga, almeno giudicando dal film di cui parleremo fra breve, il nome di questa iniziativa è Seishun H ed è di fatto una serie di film a basso costo lanciata due anni fa dalla ArtPort. Come recita il sito web della medesima, “a patto che ci siano delle scene erotiche, tutti i generi sono ammessi ed al regista è data la più piena libertà“, insomma sembra proprio la riproposizione della regola aurea che negli anni sessanta e poi nei novanta ha portato alla ribalta il genere. Nel 2011 è stata lanciata la seconda serie dove compare anche Zero Man vs. The Half-Virgin, opera diretta da Satō Sakichi, che molti ricorderanno come sceneggiatore dei deliranti Ichi the Killer e Gozu, entrambi firmati da Miike Takashi, o regista egli stesso del comico Tokyo Zombie. Quel tocco di insana follia ritorna anche qui, certo il film è realizzato con un budget ridicolo, ma l’inventiva di Satō si vede, eccome. Il film parte come una commedia stralunata, comica con gli attori che si calano assai bene in quest’atmosfera di surrealtà di seconda categoria.  Ricordiamo di sfuggita che uno dei protagonisti della pellicola nella parte di un poliziotto è Yamamoto Hiroshi, a sua volta regista di opere stralunate e comico-grottesche di cui prima o poi parleremo. Per i più curiosi, poi, va detto che nella parte dell’americano vediamo Don Brown (alias Ryuganji), popolare sottotitolatore molto attivo nel web. 
 Masturbazione dopo l’altra la prima parte del film se ne va via abbastanza liscia, ma, e qui sta il genio di Satō, l’opera ha una virata abbastanza improvvisa che coglie di sorpresa lo spettatore,  i numeri che vediamo apparire sulla fronte delle persone non sono proprio ciòche sembrano e la narrazione quindi si complica tingendosi così anche di tonalità piuttosto serie. Impreziosiscono la storia principale, quella fra il giovane poliziotto ed una ragazza, alcune vicende secondarie, fra cui quella, spassosissima, della bambina che ricorda certi momenti esilaranti di Tokyo Zombie. Zero Man vs. The Half-Virginrappresenta un piacevole e divertente intrattenimento non privo di alcuni spunti ed idee, anche cinematografiche, interessanti e specialmente di un impianto narrativo che intriga, al di là, o forse proprio in virtù, della comicità dell’assurdo che lo permea. Più che sul grande schermo, dove il budget limitato probabilmente influirebbe sulla qualità della visione, è un film che rende al meglio se visto fra le mure casalinghe. [Matteo Boscarol]
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