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Il blog dedicato al cinema giapponese contemporaneo e classico

Gama no abura (Toad’s Oil)

*** Flashback ***
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Gama no abura (ガマの油), Toad’s Oil). Regia: Yakusho Kōji; sceneggiatura: Urara (da un soggetto originale di Yakusho Kōji e Nakata Hideo); fotografia: Kurita Toyomichi; montaggio: Ueno Sōichi; interpreti: Yakusho Kōji, Eita, Kobayashi Satomi, Nikaidō Fumi, Sawayashiki Jun’ichi, Masuoka Tōru, Yachigusa Kaoru; durata: 131′; prima: 6 giugno 2009.
Link: Sito ufficialeTrailer (Youtube) – Mark Schilling (Japan Times) – Cathy Munroe Hotes (Nishikata Film Review) – Marc Saint-Cyr (Toronto J Film Pow-wow)
PIA: Commenti: 3/5  All’uscita delle sale:  63/100
Punteggio ★★1/2   

Come ogni cinematografia che si rispetti, anche quella giapponese vanta una ricca tradizione di divi del cinema passati, occasionalmente o stabilmente, dietro la macchina da presa. Senza scomodare il caso di Kitano Takeshi, star della TV e artista poliedrico divenuto uno dei registi giapponesi contemporanei più conosciuti al mondo, vengono in mente (cito a braccio, quindi potrei anche dimenticare casi eclatanti) attori del passato come Inagaki Hiroshi, Tanaka Kinuyo, Mifune Toshirō, Kobayashi Akira, o più recenti come Takenaka Naoto e Asano Tadanobu. Poteva esimersi dal tentare l’impresa Yakusho Kōji, uno dei più affermati attori della sua generazione (Tanpopo,  L’anguilla, Shall We Dance?, Cure, Babel, giusto per nominare i titoli più celebri da lui interpretati)?
Al suo debutto da regista, Yakusho confeziona una bizzarra commedia amara che ha per tema il confronto con la morte. I temi trattati sono universali e stranoti agli schermi cinematografici: l’elaborazione del lutto, il rapporto con l’aldilà e, soprattutto, il recupero di un divario generazionale e il percorso di riscatto e ritrovamento di sé che prendono le mosse da un evento traumatico, raccontati (almeno in parte) secondo gli schemi del road movie. Sulla carta, la storia di un uomo burbero e infantile che, dopo una vita spesa all’insegna del gioco e del denaro, ritrova sé stesso tra i boschi del Giappone mentre cerca un posto in cui spargere le ceneri del figlio defunto, stringendo nel frattempo un legame rispettivamente con la ragazza di cui questi era innamorato (che non sa della sua morte) e con il suo migliore amico appena uscito dal riformatorio, potrebbe far pensare a un film trito e melenso condito di retorica new-age, ma l’attore-regista riesce a smentire quasi in toto i pregiudizi dando buona prova di intelligenza dietro la macchina da presa.
Mantenendo un punto di vista sulla morte di stampo prettamente giapponese (oggetto-simbolo del film è il butsudan, l’altare buddista domestico che incarna il culto dei cari defunti e il dialogo con essi), infatti, Yakusho dirige con garbo e leggerezza una commedia dall’umorismo surreale, sebbene non manchino momenti di grande intensità e pudore nei quali viene percepito palpabilmente il dolore che fa seguito a una scomparsa. Lo stile, che fa grande affidamento ai campi lunghi, è quasi contemplativo, mentre la narrazione scorre liberamente (forse con qualche digressione di troppo) lasciandosi guidare dai vari personaggi. Ad accentuare il senso di divertita distanza rispetto a una materia di per sé tragica, il commento sonoro che richiama – con un effetto di contrappunto degno del miglior Kurosawa Kiyoshi – echi di musiche medievali di matrice europea in contrasto con un immaginario visivo marcatamente nipponico (oltre all’altare domestico, i rituali funebri buddisti, l’imbonitore vestito in abiti tradizionali, gli yōkai della finta casa stregata, il monte Fuji). Solo qualche sbavatura nella sceneggiatura e alcune scelte stilistiche un po’ obsolete, fra tutte l’uso insistito dello split-screen nella rappresentazione delle telefonate, lasciano qualche dubbio sull’effettiva maturità dello Yakusho regista e sul fatto che una simile impresa, dal sapore peraltro squisitamente personale (il soggetto è opera dello stesso attore e del regista Nakata Hideo), possa avere un effettivo seguito.
Sotto la propria direzione, il sempre straordinario Yakusho attore adotta uno stile grandioso e sopra le righe, abbandonandosi spesso e volentieri a qualche gigioneggiamento di troppo. In compenso, raccoglie intorno a sé una buona squadra di attori di generazioni diverse (sintetizzata dall’abbinamento tra la giovanissima Nikaidō Fumi e l’ormai anziana stella del cinema Yachigusa Kaoru). [Giacomo Calorio]
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2 commenti su “Gama no abura (Toad’s Oil)

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