Caterpillar
Caterpillar (キャタピラー). Regia: Wakamatsu Kōji; sceneggiatura: Kurosawa Hisako, Deguchi Deru, Adachi Masao; fotografia: Tsuji Tomohiko, Toda Yoshihisa, scenografia: Nozawa Hiromi; montaggio: Kakesu Shūichi; musica: Kubota Sally, Okada Yumi; suono: Kubota Yukio; interpreti: Terajima Shinobu, Ōnishi Shima, Yoshizawa Ken; produzione: Wakamatsu Production, Skhole Corporation; 85’; 14 agosto 2010.
Punteggio ★★★1/2
PIA: Commenti 3,5/5 All’uscita delle sale: 72/100
A settant’anni già suonati da un pezzo, Wakamatsu si riconferma come uno degli autori di primo piano del cinema giapponese contemporaneo (come già lo era stato a cavallo degli anni Sessanta e Settanta). A capo di una piccola casa di produzione indipendente che gli permette di lavorare in tutta libertà, con pochi mezzi a disposizione (una videocamera digitale, uno sparuto gruppo di attori, ambienti naturali e meno di due settimane di riprese) realizza con Caterpillar un film di grande coraggio, che prosegue con tenacia e coerenza un lavoro che lo vede attivo già dal 1963 (i cinquant’anni di carriera sono più che vicini) continuando in quella mescolanza di sesso e politica che ha reso celebri alcuni dei suoi film più noti (Quando l’embrione caccia di frodo, Angeli violati, Su, su, due volte vergine). La storia di Caterpillar deriva dall’indimenticabile E Johnny prese il fucile (Dalton Trumbo, 1971), e in certa parte anche da Akai tenshi (L’angelo rosso, Masumura Yasuzō, 1960). Ma, rispetto al film di Trumbo, Wakamatsu cambia le carte in tavola e fa del suo mutilato (anche qui senza braccia né gambe, privo della parola e dell’udito, ma non cieco), non semplicemente una vittima della guerra, ma anche un carnefice, un uomo che vive nel rimorso delle sue colpe (esemplificate dal ricorrente flash back dello stupro di una donna cinese). La condanna della guerra, di ogni guerra, va da sé (anche se oggi si tratta di una condanna assai attuale, in un presente dove la guerra torna ad essere vista da molti come la giusta soluzione a tanti tipi di conflitto) e non potrebbe da sola bastare a determinare il valore del film. Ciò che rende Caterpillar un’opera di grande rilievo è il senso del rapporto tra il soldato mutilato, Kurokawa, e la moglie Shigeko, una straordinaria Terajima Shinobu (già indimenticabile protagonista di Vibrator, Hiroky Ryūichi, 2003, e premio come migliore attrice al Festival di Berlino 2010 e Gran Premio della Giuria all’Asia Pacific Screen Awards 2010). Shigeko è chiamata dalla famiglia, dal villaggio, dalla nazione ad accudire il marito ormai celebrato come un eroe nazionale, un «Dio di guerra vivente». Il ruolo che le è assegnato è quello della moglie devota, pronta a soddisfare ogni desiderio del suo uomo e padrone. E se da una parte a questo ruolo si adegua (imboccando il marito, rinunciando lei stessa al cibo sempre più scarso e prestandosi ai suoi desideri sessuali, in una serie di atroci esibizioni che allo spettatore potranno anche ricordare quell’ Impero dei sensi di cui Wakamatsu era stato produttore), dall’altra vi si sottrae (percuotendo il marito, costringendolo a frequenti esibizioni pubbliche che lui vorrebbe evitare). Entrambi i protagonisti prendono nel corso della vicenda coscienza dei loro ruoli: Kurokawa è sempre più assediato dal ricordo delle sue malefatte di guerra (tanto che l’ossessivo ritorno delle immagini dello stupro finisce col renderlo impotente); così come Shigeko lo è delle violenze subite dal marito prima della sua partenza, perché colpevole di non essere stata in grado di dargli un figlio. L’uno soccombe alle proprie colpe, e si suicida, l’altra rinasce, come testimonia il suo sorriso finale all’annuncio, da parte dello scemo del villaggio (l’unico personaggio che davvero si sottrae alla logica dominante), della fine della guerra. Non solo una denuncia pacifista contro la guerra, ma anche, e soprattutto, un’attenta e coinvolgente analisi di come l’oppressione del potere forgia la dimensione quotidiana delle nostre esistenze, riducendole alla semplice soddisfazione delle loro esigenze primarie (mangiare, dormire, scopare) [Genji – 28° Torino Film Festival, dicembre 2010].
Wakamatsu è uno dei miei registi preferiti quindi attendo con ansia di vedere questo caterpillar. Intanto Terajima Shinobu ha fatto incetta di premi anche in giappone (Kinema Junpo, Mainichi, candidata agli "oscar")
EDA